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La Stampa

Beviamo sempre più italiano ... Le importazioni di vino frenano, si sgonfia la “bolla” sui tappi francesi... Il Vinitaly è un crogiolo di idee e un laboratorio tumultuoso di tendenze. Accade anche in questa edizione numero 44, che dopo essersi fregiata della vista di Giorgio Napolitano, primo presidente della Repubblica a girare tra i colorati stand del pianeta vino, è destinata a superare di gran lunga i centomila visitatori professionali. Oggi è atteso il pienone, domani si chiude e si tireranno le somme. Tra le migliaia di cifre rimbalzate sotto le volte della Fiera di Verona spunta la conferma di una tendenza che il mercato sta registrando in questi ultimi anni: si beve italiano e lo confermano i dati raccolti ed elaborati da Coldiretti. Nel 2009 le importazioni di vini stranieri in Italia sono calate del 24 per cento. Certamente colpa della crisi, ma non solo. L’impressione degli operatori è che sia tornato in auge il consumo regionale se non proprio a chilometro zero, e che il mercato premi il tipico territoriale rispetto al prodotto d’importazione, compreso quello che vanta un tocco di esotismo enologico. Gli italiani nel 2009 hanno speso “solo” 250 milioni di euro per acquistare vini all’estero (erano 830 nel 2008). La contrazione colpisce in primo luogo la Francia passata da 222 a 158 milioni per colpa della grande frenata sullo Champagne (-22%). Per rendersi conto del valore di queste cifre l’export italiano del comparto vale 3,5 miliardi di euro e dunque il settore vino è tra le voci più importanti e positive della nostra bilancia commerciale. In calo anche l’import da altri paesi come la Spagna, l’Australia e la Nuova Zelanda. Crescono alcuni flussi minori da Romania, Ungheria, e Bulgaria dove spesso le imprese viticole più attrezzate hanno alla base tecnologia e investimenti italiani. I consumatori in Italia privilegiano, restando molto attenti al prezzo, i vini nazionali con forte tendenza a premiare quelli a forte riconoscibilità territoriale e con maggiori garanzie di origine certa. La strada della riforma dell’Ocm ha ridisegnato la mappa della denominazione e ha inaugurato una nuova stagione di controlli affidati ad organismi terzi, rispetto ai produttori (come la società Valore Italia, creata nell’ambito della Federdoc). Oggi l’Italia dispone di una piramide qualitativa che conta 48 Docg, 320 Doc e 118 Igt. La nuova sigla in arrivo e la Dop (Denominazione di origine protetta) che ingloberà tutte le produzioni controllate e riconducibili ad un territorio. Al Vinitaly ha fatto notizia il riconoscimento della doc Vigolengo, un vino piacentino prodotto solo in mini bottiglie da 0,375 litri da 5 ettari di vigne che contende il primato del “piccolo è bello” al Loazzolo, altra micro doc piemontese, che tutela un nettare da vendemmia tardiva di moscato messo in bottiglia da un pugno di produttori sulle alte colline sopra Canelli. E poi c’è la questione dei marchi aziendali. La ricerca sul valore dei marchi promossa da Vinitaly ha dato risultati che meritano una riflessione: per 9 consumatori su dieci il marchio rappresenta una garanzia di qualità e sicurezza, ma il 40% non sa bene che cosa si intende per marchio: tipologia, nome del produttore o del vitigno? La marca in etichetta conta per la maggior parte degli intervistati soprattutto quando il consumo è associato ad occasioni speciali come compleanni, anniversari, matrimoni battesimi. La disponibilità di spesa muta anche a seconda delle ore del giorno. A pranzo si sceglie il vino più economico, la sera e nei fine settimana o la domenica si è disposti a spendere qualcosa di più. Nonostante chi beve vino sia in generale più preparato di un tempo c’è la necessità, secondo gli operatori del settore, di alzare e migliorare la qualità dell’informazione vitivinicola visto che il 76% dei consumatori ha dichiarato che si accosta ad un vino grazie al passaparola di amici e parenti. E diventa importante anche la conoscenza diretta del produttore che apre le porte della sua cantina all’enoturista: un testimonial naturale ed entusiasta se sarà stato accolto bene.

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