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La Stampa

La ripresa comincia a tavola ... Positivo l’export dei prodotti italiani +2,5% e nuova lotta ai falsi marchi... A Parma assemblea del Federalimentare: bene vino, torrefazione, formaggi. Aumenta consumo dei piatti pronti... “La ripresa c’è, piccola ma c’è”. Gian Domenico Auricchio, presidente di Federalimentare, commenta così i dati del primo bimestre del settore che certificano un aumento della produzione del due per cento. Una crescita trainata soprattutto dalle esportazioni che secondo il presidente è legata al “coraggio delle imprese italiane che in questi anni di crisi hanno continuato ad investire in qualità e sicurezza”. Una tendenza che però deve essere consolidata e per farlo serve “l’intervento delle istituzioni politiche e anche delle banche”. Perché se cresce l’export si può guardare con più fiducia ad un mercato interno dove si possono cogliere segnali di ripresa rispetto alla flessione dell’anno scorso. Anche perché i consumi delle famiglie si vanno polarizzando da una parte con la forte crescita della vendita dei piatti pronti e dall’altra con l’incremento dei prodotti low cost, quelli senza marchio di primo prezzo. L’assemblea annuale dell’associazione degli industriali del settore che si apre domani a Parma all’interno della rassegna Cibus servirà per dare voce “all’orgoglio di un comparto che conferma la sua vocazione anti-ciclica” e dall’altro per confrontarsi con le Istituzioni perché “nel 2010 avremo ancora bisogno della loro collaborazione”. Un ragionamento che parte dall’analisi dei risultati del primo bimestre che evidenziano un aumento delle esportazioni del +2,5%, con punte dell’8,2% per il vino e il settore molitorio, del 10,2% per il caffè, del 7% per l’oleario e il lattiero caseario. Secondo Auricchio “l’export alimentare dovrebbe dunque recuperare a fine anno buona parte del calo del 2009, per riprendere poi nel biennio 2011-2012 il trend espansivo che l’ha caratterizzato fino al 2008, anche se con tassi più ridotti”. Numeri e previsioni che secondo il leader di Federalimentare rendono evidente il fatto che “la riconosciuta capacità del nostro Made in Italy alimentare di vincere sfide importanti sui mercati internazionali, anche in anni difficili come quelli che stiamo vivendo, va sostenuta con politiche e strategie adeguate, di promozione e di tutela”. Auricchio riconosce che dal punto di vista della promozione molto è stato fatto in questi anni, ma per il futuro “servono da un lato nuove risorse per l’internazionalizzazione, mirate a favorire la competitività delle nostre imprese all’estero e dall’altro, un sistema istituzionale più coordinato ed efficiente che eviti sprechi e inutili duplicazioni di competenze e di livelli amministrativi”. Senza dimenticare il problema della contraffazione. “Basti pensare - spiega il presidente - che solo sul mercato del Nord America i prodotti taroccati che in qualche modo si richiamano all’Italia hanno un giro d’affari di 24 miliardi l’anno”. Secondo Auricchio “dobbiamo riappropriarci di questa fetta di mercato con il nostro vero made in Italy”.

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