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La Stampa

Relax dal Padrino ... Boom del “turismo responsabile” nelle terre confiscate alla mafia. In Sicilia i luoghi simbolo del terrore trasformati in hotel e resort... Anziché intrupparsi in un villaggio turistico “all inclusive”, c’è chi preferisce andare a conoscere gli ultimi superstiti della strage di Portella della Ginestra. Invece di contendersi un attracco in un porticciolo turistico, c’è chi parte per incontrare il fratello di Peppino Impastato, il militante ucciso dai boss. E c’è pure chi, piuttosto che fare l’avvistavip a Taormina o a Panarea, va a godersi lo spettacolo (e il buon cibo) delle terre confiscate alla mafia nel Corleonese. È la costola siciliana del turismo responsabile. Sostenibile, solidale, interculturale, legato alla conoscenza di persone e tradizioni. Una nicchia di mercato che, in tempi di famiglie con le tasche vuote e di vacanze sul balcone di casa, ha visto nel 2009 un balzo del 20%. In seimila hanno acquistato pacchetti dalla galassia di piccoli operatori alternativi a fronte dei cinquemila dell’anno precedente. Altri 50 mila - dicono le stime - sono i viaggiatori indipendenti che hanno prenotato da soli soggiorni in tutta Italia tra pecorai, pescatori, immigrati, vittime delle mafia. I dati sono dell’Aitr, l’associazione italiana turismo responsabile, che raduna 90 tra ong, cooperative, associazioni impegnate nel turismo etico e che per la prima volta, da giovedì a domenica prossima, organizza l’assemblea e il convegno annuale in Sicilia, tra le Madonie e Palermo, con ospiti di tutto il mondo. “Nove dei nostri soci sono siciliani - dice il presidente, Maurizio Davolio - impegnati in prima linea nella lotta per la legalità, contro la mafia, per un lavoro onesto anche nel turismo. Ci è sembrato importante, significativo, accogliere la loro richiesta”. E già. Perché sono stati proprio i terreni confiscati ai boss, tra Corleone e San Giuseppe Jato, a fare da apripista alle vacanze responsabili. I primi vagiti nel 2002, con le comitive di ragazzi impegnati a raccogliere il vino e il grano accanto ai contadini della cooperativa Placido Rizzotto. Adesso l’offerta si è estesa, si è sviluppata, si è professionalizzata, tanto che l’associazione Libera (alla quale le cooperative aderiscono) ha messo su un braccio operativo, chiamato “Il g(i)usto di viaggiare”, che offre itinerari appetibii anche a turisti esigenti. I viaggiatori mangiano a Palermo in ristoranti aderenti ad Addiopizzo - l’associazione antiracket - chiacchierando con i responsabili dell’associazione; gironzolano per il centro storico di Corleone guidati dai ragazzi che lavorano per ribaltare fama e destino della città; dormono nelle camere degli agriturismi gestiti dalle cooperative Placido Rizzotto e Pio La Torre, degustando i vini della cantina Centopassi e magari facendo una passeggiata a cavallo nel centro intitolato a Giuseppe Di Matteo, il bambino ucciso dai boss per vendetta contro il padre pentito. “Abbiamo avuto il pienone da febbraio - dice Emilio Gelsomino, responsabile dell’agriturismo Terre di Corleone -. Scuole, italiani e stranieri scelgono di venire qui per conoscere la storia di riscatto di queste terre”. Ma non solo mafia. La Sicilia alternativa, con la cooperativa Ali, offre visite all’unico territorio del Mediterraneo, nelle Madonie, dove ancora si produca la manna (proprio quella che nella Bibbia cade dal cielo) o una giornata nel paese di Castelbuono insieme con gli operatori della cooperativa sociale che raccolgono la spazzatura differenziata con gli asinelli. O ancora trekking urbani come quello che si farà oggi a Palermo, sui luoghi della rivolta della Gancia, quando un pugno di patrioti, il 16 maggio 1860, fu massacrato due settimane prima dell’arrivo di Garibaldi. “Oltre che una scelta culturale - aggiunge Davolio - il turismo responsabile, basato sull’identità dei territori piuttosto che sull’omologazione, è competitivo. Se non offro lo straordinario valore aggiunto che ha l’Italia, perché un viaggiatore dovrebbe sceglierla piuttosto che andare in Tunisia o in Croazia, che costano di meno?”. Ecco allora che, fuori dalla Sicilia, c’è il viaggio nella campagna laziale, a Trevignano Romano, dove i pastori tosano una pecora in soli 30 secondi. C’è la proposta dei viaggi solidali di Torino, dove 25 giovani del Sud del mondo portano in giro i visitatori nel quartiere di Porta Palazzo, proponendo un giro tra case, profumi, cibo, storie. C’è l’esperienza dei Briganti di Cerreto, con l’ospitalità collettiva in un borgo emiliano. E ci sono le donne della cooperativa sarda di Domus Amigas, che offrono case, cucina vera, visite nelle vecchie miniere come alternativa ai resort. E per gli italiani che vogliono andare all’estero, viaggi etici in America Latina, Senegal, Marocco, Kenya, India, Sri Lanka, Cambogia, Nepal, Balcani. A contatto con profughi, rifugiati politici, comunità di montagna, giovani che vogliono cambiare il mondo.

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