02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

La Stampa

Salone del gusto 2010 mappamondo del cibo ... Si apre oggi la kermesse Slow Food al Lingotto di Torino Protagonisti i territori e i prodotti “da salvare”... Ciuffi di lattuga, pianticelle di pomodori, sfere di cavolo cappuccio, arbusti di timo: è un vero orto ad accogliere i visitatori all’ingresso del Salone del gusto, che si apre oggi al Lingotto. “L’orto è il simbolo di cosa intendiamo per salvaguardia della biodiversità” spiega Roberto Burdese, presidente di Slow Food - ci sono orti nelle carceri e orti nelle scuole. Dall’orto tutti possiamo imparare”. Così, dall’orto e dalle sue fogli verdi parte il viaggio nel regno del gusto che Slow Food propone fino a lunedì. Un regno che nelle scorse edizioni allettava i golosi per percorsi tematici, dalla via del pane a quella dei salumi e invece quest’anno viene ritracciato per aree geografiche: di qua l’Asia e l’Oceania, di là l’Europa e l’Italia. “Non è una scelta casuale, dice ancora Burdese - vogliamo dare centralità ai territori, proprio perché a questi si lega l’identità dei produttori”. E “Suolo, territorio e paesaggio sono le prospettive del nostro futuro” è lo slogan che viene ripetuto nei manifesti che costellano i padiglioni: ora a pronunciarlo in italiano è una ragazza (siciliana?), tratti mediterranei e una mela alla Guglielmo Tell in testa, ora in scandinavo una bionda signora con figlia, ora in arabo due donne africane.
Il percorso per i visitatori si apre nel settore educativo, dove ci sono le iniziative per le scuole e i bambini e la loro formazione al gusto e si chiude all’Oval. Qui accanto al Teatro di Terra Madre, ci sono gli spazi dedicati alle grandi campagne di Slow Food, da quella perché le terre africane non siano tolte ai contadini (il manifesto è una zolla fra coltello e forchetta) e quella per la salvaguardia dei mari che vedono intere specie a rischio di estinzione.
In mezzo, ieri, vigilia dell’inaugurazione, c’era un immenso cantiere, dal quale immaginavi le delizie possibili, ma non vedevi ancora nulla, se non il legno, che è un altro simbolo di questa edizione. “L’allestimento è tutto riciclabile - spiega ancora Burdese. Gli stand sono fatti con i pallet che ha fornito la Lavazza: finita la manifestazione torneranno nel loro stabilimento”. La Lavazza è uno dei grandi sponsor della kermesse, così come il consorzio del Parmigiano Reggiano, grazie al quale ci si può sentire un topo nel formaggio, perché lo stand è una grande forma del prodotto simbolo del Made in Italy. E una piccola foresta, con alberi pieni di frutti e colonne ricoperte di verde ha invece creato il Consorzio dell’Asti Spumante.
Ma fatti i conti con i propri sensi di colpa e assunto un atteggiamento da consumatore consapevole, cosa si può comprare e gustare al salone? Non c’è che l’imbarazzo della scelta, e val la pena di partire dai paesi più lontani. Come sempre bussola sono i Presidi Slow Food, ossia le organizzazioni che si battono per salvare questo o quel prodotto a rischio di scomparire e che al salone lo mettono in vetrina. Dalla Nuova Caledonia arrivano ad esempio due tuberi che si chiamano taro e igname. Un tempo erano il primo alimento per gli abitanti dell’isola, oggi quasi nessuno più li coltiva. Ma al Lingotto potremo scoprirne il sapore. Così come dalla Georgia (patria di Stalin ma anche terra di vigneti) si potrà assaggiare il vino che viene affinato in anfora: è una tecnica che conoscevano i romani e oggi sta tornando di moda. Dal Senegal arrivano i succhi di frutta selvatica dell’isola di Saloum, dal Kenya le ortiche essiccate della foresta di Mau. Per dare un tocco di esotico ai piatti si potrà provare il cumino di Alnif, prodotto in Marocco. Da luoghi più vicini arrivano le marmellate di fichi selvatiche della Macedonia, i fagioli di Smylan in Bulgaria e quelli marroni dell’isola di Oland in Svezia. Si potrà comprare la cipolla violetta di Zalla in Spagna e lo sciroppo olandese di Limburg. E ovviamente si potrà rimpolpare la borsa della spesa con i prodotti italiani, da salumi come la Susianella di Viterbo al Salsicciotto Frentano abruzzese, dal gallo nero della Val di Vara in Liguria al biscotti pugliesi di Ceglie.
Non mancheranno negli stand nelle varie regioni le cucine per provare i piatti locali e tastare il valore degli chef. Ma chi va di fretta (è una contraddizione al salone Slow) può anche mangiare cibo di strada: tra il Lingotto e l’Oval c’è una sorta di piazza dei sapori, dove si può assaggiare la piadina romagnola o la bombetta pugliese, il kebab e i frittini siciliani.
Per i golosi che approdano a Torino per la prima volta, da non dimenticare gli stuzzicadenti: strumenti indispensabili per infilzare gli assaggini di ogni tipo proposti nei vari stand. Così il giro del mondo diventa davvero più gustoso


Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su