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La Stampa

Sostiene Slow Food ... La viticoltura sostenibile non è per tutti... Cosa significa fare viticoltura sostenibile? È possibile praticarla esclusivamente in regime biologico e biodinamico? In realtà non si può dare una risposta univoca a queste domande, come dimostra l’esperienza di questi mesi, in cui dovendo visitare più di 2.000 cantine in Italia per la guida Slow Wine 2012, abbiamo ascoltato una miriade di idee differenti. Alcune molto convincenti, come accaduto a Panzano in Chianti con Ruggero Mazzilli, promotore della Stazione sperimentale per la viticoltura sostenibile, oppure in Sicilia con il progetto di ricerca SOStain, promosso dall’Università del Sacro Cuore di Piacenza e adottato da due tra le cantine più in vista del panorama siculo.

L’approccio è innovativo perché non si tratta di una certificazione biologica che coinvolge esclusivamente le lavorazioni in vigna e l’utilizzo o meno di agenti chimici, qui la cantina è monitorata nella sua interezza. Si parte da un questionario lungo e complesso che prende in considerazione l’impatto ambientale dell’azienda con l’obiettivo di raccogliere i valori per poi migliorarli. La valutazione viene svolta in maniera dettagliata, analizzando tutti i fattori di impatto, dalle risorse energetiche a quelle umane, perché così com’è importante ridurre i diserbanti, non bisogna dimenticare lo spreco di risorse idriche (anche in cantina) o il carburante consumato per i trattamenti o per lo spostamento dei dipendenti. Non resta che allargare il progetto ad altre realtà. Altre info su www.able2sustain.com.

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