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La Stampa

La rivincita delle bollicine ... In dieci anni la produzione italiana di spumanti è cresciuta dell’81°lo: vale 2,9 miliardi di euro ... Una volta la vendemmia cominciava quando lo decideva il parroco. Nulla di spirituale giustificava il suo nulla osta. Il parroco non era un indovino, ma l’unico del paese a possedere un termometro a massima e minima, in grado cioè di conoscere la temperatura del giorno e della notte. In un gabbiotto meteorologico rudimentale aveva anche un barometro e un anemometro arrugginito, che lo informavano sulla situazione del clima, del vento e della pressione. Avvisava con le campane la raccolta dell’uva e all’ingresso della chiesa, insieme con l’orario delle messe, fissava la data della vendemmia. Altri tempi. Oggi la tecnologia ha spodestato i parroci dal loro potere taumaturgico sulla raccolta. Il sagrato non è più luogo di decisioni e ognuno fa per conto suo, o per emulazione. Si attendono i responsi delle analisi, si valutano la gradazione zuccherina dell’uva e il livello di maturazione e pi.si sbircia cosa fa il vicino. Il risultato di tutto ciò, quest’anno, è che in Franciacorta la raccolta delle uve Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco destinate a creare le celebri bollicine bresciane, è già agli sgoccioli. Iniziata il 5 agosto ha consentito di portare al sicuro in cantina ormai quasi tutti i 230mila quintali di grappoli previsti. “L’annata 2011 ci pare ottima - dice Maurizio Zanella, presidente del Franciacorta - anche se l’esito della vendemmia sarà chiaro solo fra qualche mese. Molto positive sono anche le vendite, che nei primi sei mesi dell’anno hanno registrato un incremento del 18,2% rispetto al 2010”.
E sì, perché le bollicine d’Italia sono sempre più frizzanti. Metodo classico o charmant, poco importa. Gli spumanti nazionali stanno riscuotendo un successo che pare sconfiggere anche la crisi. Nella zona del Prosecco, dove a vendemmia delle uve Glera è prevista per inizio settembre,
prosegue a gran ritmo il programma per raggiungere. nel 2014 la produzione di 420 milioni di bottiglie, e anche Pavese e Trentino possono contare su numeri in crescita. Tra gli spumanti dolci, il Brachetto ha qualche difficoltà, mentre l’Asti Docg (la raccolta delle uve Moscato in Piemonte inizierà giovedì) sta vivendo un 2011 molto positivo, verso paesi fondamentali come Germania, Stati Uniti e Russia si è ripreso, ma anche tra i confini nazionali il consumo di bollicine va di pari passo con la moda crescente degli aperitivi e dei brindisi a ogni ora. Secondo le stime dell’Osservatorio economico vini effervescenti, fra i giovanissimi un calice di bollicine ha sostituito nel 50% dei casi analcolici e cocktail. E se un tempo le bottiglie “con il botto” erano sinonimo di festa occasionale, da tempo il consumo è diventato più continuato, soggettivo e privato. In generale il comparto economico degli spumanti italiani vale circa 2,9 miliardi di euro al consumo. Le nostre bollicine hanno registrato negli ultimi 10 anni un trend di gran lunga superiore ai cugini francesi, pur viaggiando su cifre inferiori: dai 210 milioni di bottiglie prodotte nel 2000 ai 380 milioni del 2010, con un incremento dell’81%. Merito senza dubbio delle grandi case spumantiere, ma anche di un fenomeno ormai consolidato che vede anche i produttori dei rossi più pregiati cimentarsi con sempre maggiore convinzione nella creazione di Brut di nicchia. E co&1 in Toscana e nelle vigne di Langa e Roero, dove c’è chi raccoglie uve Pinot Noir e Chardonnay già dal 7 agosto, come il Podere Rocche dei Manzoni di Monforte. Solo così - dicono i produttori - si possono presidiare i mercati sempre più vasti degli “apericena” e tenere sotto controllo il popolo dello Spritz, magari strizzando l’occhio alle consumatrici con l’immancabile e apprezzatissima versione Rosé.

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