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La Stampa

è il vino sfuso a trainare l’export ... L’incremento delle spedizioni è del 34% contro il +5% dei confezionati ... Giacenze in calo, domanda estera in crescita, vendemmia di ottima qualità e contrattazioni vivaci per stabilire i prezzi delle uve. Fa uno strano effetto sentir parlare di fiducia e ottimismo, mentre tutto intorno c’è aria di crisi e recessione. Eppure, anche il terzo trimestre 2011 conferma una tendenza ormai chiara fin da inizio anno: il settore del vinoè quello con la miglior performance di tutto l’agroalimentare. Certo, c’è anche il rovescio della medaglia: la produzione 2011 divino italiano è stata stimata in netto calo (a causa della siccità, ma anche delle estirpazioni e della “vendemmia verde”) e nel corso degli ultimi venti anni si è assistito a un progressivo impoverimento del patrimonio viticolo nazionale, fino ad arrivare alla soglia dei 650mila ettari.
Ma ci sono molte ragioni per guardare con moderata speranza al futuro. Alcune di esse sono state esposte da Tiziana Sarnari della Direzione Mercati di Ismea, durante l’assemblea annuale di Confcooperative Fedagri andata in scena mercoledì e giovedì sulle colline di Langa. “Sulla scia di un ottimo 2010 - ha detto Sarnari -, anche i primi sei mesi del 2011 evidenziano una significativa progressione degli scambi internazionali”. I volumi consegnati oltre i confini nazionali hanno superato gli 11 milioni di ettolitri, segnando un +16% rispetto allo stesso periodo del 2010. Significativa anche l’ascesa dei corrispettivi. saliti ad oltre 2 miliardi di euro (+14%).
“Sono stati chiaramente i vini sfusi a trainare l’export, con un incremento del 34% a fronte del +5% dei confezionati”. Ora i vini sfusi rappresentano quasi il 40% del totale, contro il 35% di cinque anni fa e il 38% dello scorso anno. “Da un punto divi- sta logistico, è più conveniente imbottigliare nei Paesi di destinazione” ha spiegato Sarnari.
Nel 2010, tuttavia, hanno ripreso a crescere anche le esportazioni di imbottigliato. “Bisognerà dunque aspettare qualche anno per vedere se questo fenomeno legato al vino sfuso sia da ricondurre al periodo di crisi o potrebbe in qualche modo restare un’abitudine commerciale che sposterebbe valore aggiunto dal Paese di provenienza a quello di destinazione”.
In questo scenario, qual è lo stato di salute delle 625 cantine cooperative che operano in Italia? Negli ultimi dieci anni, il valore della produzione delle cantine vitivinicole aderenti a Fedagri è aumentato del 33%, gli occupati sono cresciuti del 9%, mentre è calato dell’11% il numero delle cooperative (oggi sono 415), per effetto di un processo di riorganizzazione contraddistinto da fusioni e aggregazioni. Solo negli ultimi quattro anni, 81 cooperative hanno portato a termine progetti di fusione. Significative le parole con
cui il presidente di FedagriConfcooperative, Maurizio Gardini, ha chiuso i lavori dell’assemblea nazionale: “La nostra parola d’ordine deve essere meno cooperative e più cooperazione”, adeguando i nostri percorsi imprenditoriali e avviando processi di concentrazione, ma senza perdere il contatto con i soci”.

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