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La Stampa

Vino, la rimonta della Francia ... L’Italia perde il primo posto ma si consola con l’export ... In questo campionato mondiale dei produttori di vino l’Italia, dopo quattro anni, perde il primo posto. La Francia con un aumento del 9 per cento degli ettolitri prodotti sale a 49,6 milioni e torna in testa alla classifica. La viticoltura tricolore, al minimo storico e con un calo del 13%, supera di poco i 42 milioni. La Spagna si consolida al terzo posto. Coldiretti, però, non ci sta. Nessuno contesta i numeri assoluti - forniti per altro dall’Organizzazione internazionale della vigna e del Vino (Oiv) - ma l’organizzazione agricola preferisce mettere in risalto il fattore qualità sottolineando il fatto che “nel mondo durante 112011 si è bevuto più vino italiano che francese”. E non è un caso che Federvini parli di un valore delle esportazioni che nei primi sei mesi dell’anno ha. superato i due miliardi. Dati che se confermati anche nel secondo semestre farebbero salire ad oltre 23 milioni gli ettolitri esportati con un aumento del 15 per cento rispetto al 2010.
Il presidente degli industriali del settore, Lamberto Vallarino Gancia, non sembra preoccupato per il sorpasso: “Siamo certi che l’Italia da un punto di vista qualitativo vanta una posizione di rilievo per la peculiarità e la varietà dei suoi territori e per la storia di una cultura del vino che non sarà certamente messa in discussione dalla performance dell’ultima campagna”.
Ma il calo record preoccupa il coordinamento della cooperazione agroalimentare (Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci-Agrital) che denuncia come il “prezzo del vino in bottiglia sia lievitato portando il costo di un vino base o di un Igt ad incrementi compresi tra il 30 e il 50%)”. I problemi nascono dal fatto che la scarsità del prodotto porta, in molti casi, ad utilizzare già i vini della nuova vendemmia con prezzi di realizzo che non coprono neppure i costi variabili dei prodotti confezionati. Le prime stime mettono in risalto come per ogni euro fatturato si porta dietro 15 centesimi di perdite rispetto ai costi dei vini della vendemmia 2011. Adriano Orsi, presidente del settore vitivinicolo di Fedagri, chiede “l’immediata apertura di un confronto chiaro e costruttivo con la grande distribuzione. Per le aziende vinicole è indispensabile che vengano definiti entro la metà del mese di novembre i nuovi listini del 2012 e che la loro decorrenza sia al più tardi quella del primo gennaio”. Torniamo ai numeri. Il report dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino segnala cali della produzione in Grecia e Portogallo (- 17%) e incrementi in Germania, Austria ma anche di Romania, Ungheria, Slovenia e Slovacchia che rappresentano un ritorno a livelli di produzione tradizionali. Complessivamente, però, l’Europa segnala per il quinto anno consecutivo una raccolta debole che nel 2011 supera di poco i 158 milioni di ettolitri (con un leggero incremento) sui 270 prodotti in tutto il mondo. Al rallentamento della produzione degli Stati Uniti e dell’Argentina corrisponde invece un incremento per Cile, Nuova Zelanda e Australia. Stabile il Sud Africa. Il report dell’Oiv offre anche un quadro complessivo della diminuzione dei vigneti. Solo il Cile registra una crescita mentre in tutti gli altri paesi produttori si registra un rallentamento. In Europa la Spagna da sola dovrebbe perdere fino a 28 mila ettari contro i 9 dell’Italia e i 6 della Francia. Superfici in calo anche negli Stati Uniti e in Argentina mentre per l’Australia l’Oiv parla di una situazione “preoccupante”.

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