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La Stampa

Francia sorpassata anche grazie al Barolo ... Il primo passo è stato superare la Francia, il secondo - nel mirino per il prossimo anno - è raggiungere il miliardo di euro di fatturato. Il vino italiano negli Stati Uniti va a gonfie vele e cresce del 14,6% andando oltre le più rosee previsioni.
L’amore è cominciato alla fine del 1700 quando Filippo Mazzei impiantò in Virginia una vigna tutta italiana per il futuro presidente Thomas Jefferson che ne portò i frutti anche a Washington. Ora però è diventata una passione senza confini con quasi 2 milioni di ettolitri che dall’Italia, nel 2011, sono partiti per gli Usa.
Alla base del successo c’è l’affidabilità di etichette che garantiscono grande qualità in qualsiasi fascia di prezzo, da quelle più care a quelle più costose, ma allo straordinario rapporto qualità-prezzo tra i 10 e i 15 dollari allo scaffale, ovvero il “prezzo magico” per avere successo sul mercato Usa oggi, secondo gli operatori come spiega un’indagine diffusa da WineNews.
I palati che costruiscono il successo dei vini a New York da un po’ di tempo puntano a occhi chiusi sul Barolo, alfiere della qualità italiana con una dose di unicità così forte da garantire l’acquirente dal rischio di imbattersi in bottiglie taroccate. Dietro le quinte del successo c’è Fabrizio Pedrolli che trent’anni fa si è inventato la “Vias Wine” cominciando a importare piccole cantine: “Allora non era facile spiegare i vini italiani, la cultura era ancora tutta da costruire. La nostra forza, come quella di tutti gli italiani che hanno avuto successo qui, è stata quella di puntare sui rapporti umani per questo assaggio personalmente tutti i vini che attraversano l’oceano. E adesso sono più di 300”.
Una barolista convinta come Cristina Oddero da La Morra è entusiasta del mercato americano: “Ci sono consumatori maturi che sanno apprezzare le caratteristiche dei vini di un territorio complesso come il Piemonte, conoscono diversità e complessità dei grandi baroli. Per noi ormai è facile raccontarsi ma non bisogna mai tradirli sulla qualità”.

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