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La Stampa

Tutti i numeri in bottiglia dal successo delle Doc al calo degli investimenti ... L’indagine di Mediobanca sulle aziende italiane del settore ... È un settore dal profilo vivace che dal punto di vista della redditività sconta modalità di gestione poco efficienti”. Gabriele Barbaresco, responsabile dell’ufficio studi di Mediobanca, sintetizza così i risultati dell’indagine annuale sul mondo del vino. La ricerca tiene conto del passato (i bilanci 2006/2010), di interviste sui consuntivi dell’anno scorso e sulle aspettative delle 107 principali società di capitale italiane del comparto. Un mix di indicatori che convergono in un 2012 roseo: il 93% .degli intervistati prevede di non subire un calo delle vendite e il 59% è ottimista, con aspettative di crescita superiori al 3%. Un terzo esprime attese stabili con una variazione delle vendite tra lo zero e il più 3%.
Vede grigio/nero il 7% degli intervistati. Di questi il 3% ha aspettative leggermente ribassiste (variazione delle vendite tra zero e -3%), mentre solo il 4% parla di riduzioni superiori al 3%. Positive anche le attese per l’export: oltre il 94% degli intervistati prevede una crescita e il 55,7% con tassi di sviluppo superiori al 3%. Una crescita doppia rispetto al 2010. È questa la performance dell’industria italiana del vino nel corso del 2011 che fa registrare un aumento dei ricavi del 9,2%. Un risultato che secondo Barbaresco è legato “alla qualità del prodotto, alla capacità di agganciare quei mercati esteri che hanno visto un incremento della domanda e anche all’aumento dei prezzi che, nonostante il momento difficile, sono cresciuti”.
E i numeri parlano di un più 11,5% sui mercati esteri e di un 7,1% su quello nazionale. Da segnalare la caduta degli investimenti: meno 19,1%. Un calo determinato soprattutto dalle scelte delle cooperative (-31,6%) rispetto alle altre tipologie aziendali (-5,6%). La ricerca mette in evidenza l’aumento delle etichette rappresentative della produzione più qualificata (grandi vini, Docg, Doc) che nell’arco di 16 anni sono passate dal 44,5% del 1996 al 52,5% del 2012. Il risultato è la media di un trend molto dinamico del mondo delle cooperative che passa dal 39,1% al 52,5% ad un regresso delle società per azioni che fa registrare un calo anche se marginale (dal 54,4% al 52,2%). La grande distribuzione organizzata assorbe il 42,8% della produzione. Si tratta di un canale utilizzato soprattutto dalle società cooperative con il 55,9% rispetto alle altre che si attestano al 38% circa (poco più della somma dei due altri canali hotel/ristoranti/catering e wine bar). Sui mercati esteri prevale la figura dell’intermediario esportatore (83,9%) la cui incidenza è più contenuta per le società cooperative (76%) che possono contare su una più estesa rete di proprietà (9,6%). Dal gennaio 2001 a marzo 2012 l’indice di Borsa del settore è cresciuto del 149% a fronte di un incremento del 20 per cento delle altre Borse. L’indice è calcolato su 45 società trattate in 20 piazze, esclusa quella italiana. Il valore dei titoli (nessuno è italiano) è costituito per poco più del 35% da società cinesi e per quasi il 20 da quelle del Nord America. Poi Australia, Cile, Francia e Spagna.

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