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La Stampa

Il Gran Tour del vino parla italiano ... Le migliori etichette al mondo per Wine spectator a New York, Washington e Las Vegas ... New York, Washington e Las
Vegas, tre città e tre anime diverse
degli Usa, tre città che
la prossima settimana ospiteranno
il “Wine spectator
Grand Tour”, la più importante
degustazione in terra americana.
Al Mariott a Time
Square, al “Ronald Reagan
Building” nella capitale e allo
storico hotel Mirage nella città
simbolo del gioco d’azzardo
si potranno assaggiare i migliori
vini del mondo. Per esserci
gli eno-appassionati
americani spendono 225 dollari.
E non si tratta di una cena
seduta cucinata da grandi
chef, ma della possibilità di
entrare a degustare in un lussuoso
salone dove uno dopo
l’altro, dietro un tavolo con la
loro bottiglia migliore, sono
seduti i più grandi produttori
del pianeta. Il paradiso per gli
appassionati di vino.
Le aziende che entrano in
questo gotha, selezionate in
un anno di degustazione dai
guru di “Wine spectator” sono 240, di queste un quarto sono
italiane. Un segno tangibile
dell’amore scoppiato da tempo
fra il vino italiano di qualità
e il mercato americano. I numeri
certificati dall’Istat parlano
da soli: dal 2005 al 2013 il
fatturato dell’export verso gli
Stati Uniti è passato da 2,9 miliardi
a 5 e nonostante i timori
dei produttori le prospettive
sono di ulteriore crescita.
L’unica voce in netto calo verso
gli Usa è quella del vino sfuso,
ma questo, anche se non
tutti sono d’accordo, probabilmente
è un bene. I nostri vini
crescono in qualità e prestigio.
Bruce Sanderson capo
degustatore di “Wine spectator’s
” indica nella tipicità la
grande forza dell’Italia: “Ogni
volta che assaggio uno dei vostri
vini riesco a sorprendermi,
ora il mercato ha capito
che oltre ai grandi vitigni che
tutti conoscevano ci sono prodotti
in grado di stupire e questo
è molto importante. Con la
tipicità l’Italia non deve temere
nessuno”. Un grande apprezzamento
da uno dei palati
decisivi per la scelta dei vini
del Gran Tour. Certo, la qualità
delle etichette delle tre degustazioni
è impressionante.
Ci sono tutti i vini da sogno del
pianeta, da Francia, Spagna,
Australia, California, Nuova
Zelanda, Cile e ovviamente
tanta, tantissima Italia. E tutta
l’Italia, non solo le regioni a
cui eravamo abituati in passato,
un segno della crescita globale
del nostro Paese. “Per il
mercato americano esserci è
fondamentale - spiega Enrico
Viglierchio, direttore generale
di Castello Banfi -. Wine spectator
ha saputo guidare il vino italiano
verso gli appassionati
americani. Sono diventati la
"Michelin" dell’enologia perché
usano lo stesso parametro per
la valutazione di tutte le etichette,
anch’io quando vado in
una zona che non conosco leggo
le loro schede”. “Palcoscenici
come questo - spiega il barolista
Paolo Damilano - sono fondamentali
per la crescita del vigneto
Italia, ma non solo il confronto
che noi produttori possiamo
vivere è unico e ci aiuta a
migliorare sempre”.
Oltre all’altissimo livello di
etichette in degustazione sono
altre due le caratteristiche che
rendono unici i tre eventi di
New York, Washington e Las
Vegas: il costo del biglietto decisamente
alto e la possibilità di
proporre una sola etichetta per
azienda, una decisione che responsabilizza
il produttore e lo
costringe a scegliere il meglio.
“Ci mettono una grande pressione
addosso - scherza il marchese
Lamberto Frescobaldi,
presente con tre aziende - ma è
giusto così. Quando partecipo
alle loro degustazioni e vedo
tutti quegli appassionati che
hanno speso oltre 200 dollari
provo sempre un po’ di invidia.
Perché certe cose non si possono
fare anche da noi?”.

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