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LA CURIOSITÀ

La storia del Prosecco Docg in cattedra, alla Columbia University, con Carpenè Malvolti

Domenico Scimone, ad della cantina della famiglia Carpenè da cinque generazioni, in un racconto del territorio, della storia e del mondo Prosecco
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La storia del Prosecco Docg in cattedra, alla Columbia University, con Carpenè Malvolti

“Laddove oggi il mondo osserva con stupore un paesaggio fatto di vigneti che ricamano chilometri e chilometri di colline, nel 1853 c’era un solo vigneto attivo di piccola estensione; oggi gli ettari coltivati a Glera - il vitigno che sta alla base del Prosecco Superiore Docg - su quelle colline sono oltre 9.000, e l’elemento che gli è valso il riconoscimento Unesco è la cura con cui vengono gestiti”. Partendo da questo racconto il Prosecco Docg ed il territorio Unesco delle Colline di Conegliano e Valdobbiadene, sono tornate in cattedra, alla Columbia University, a New York, grazie alla Carpenè-Malvolti, cantina che, grazie ad Antonio Carpenè, ha dato i natali a quello che sarebbe diventato lo spumante italiano più famoso nel mondo. Grazie alla lectio magistralis tenuta dall’ad della cantina, Domenico Scimone. E non è la prima volta che la Carpenè-Malvolti ha il privilegio di essere invitata da questa Università e da altre a livello italiano ed internazionale per parlare del Prosecco, della sua storia e di colui che 155 anni fa gli ha dato i natali, Antonio Carpenè.
Una lectio magistralis si è sviluppata in tre fasi; in primis, il racconto del territorio, poi della famiglia e quindi il tasting delle selezioni spumantistiche premium e superpremium. Così, spiega la Carpenè Malvolti, è iniziato l’affascinante viaggio da quel territorio che, proprio grazie al fattivo contributo del fondatore dell’impresa, Antonio Carpenè, si è sviluppato nell’ultimo secolo e mezzo, è oggi meta di un turismo enogastronomico esperienziale senza precedenti, alimentato dalla sete, è il caso di dirlo, di conoscenza di come questo simbolo del made in Italy sia nato e sia cresciuto fino a diventare uno degli Spumanti più bevuti”.
La cura del territorio e della vigna, ha ricordato Scimone, è arrivata fino ad oggi, tramandata da qui contadini che, a loro volta, la avevano appresa ascoltando le lezioni di Antonio Carpenè dalle cattedre ambulanti nelle piazze a metà Ottocento; le sue indicazioni tecniche avevano l’obiettivo di istruire i viticoltori ad una gestione ottimale della vigna. Che non solo portasse sul territorio una grande ricchezza in termini di raccolto, bensì convincesse le famiglie a restare laddove si erano insediate e contribuire così in maniera determinate all’accrescimento del benessere economico e sociale. Una visione pionieristica, un sogno che oggi è una solida realtà, fatta di un legame inscindibile tra aziende e denominazione. Come quello tra la Carpenè-Malvolti e il territorio che è un legame che trascende la semplice collocazione geografica dell’impresa, perchè, l’uno è sinergico allo sviluppo dell’altro e viceversa. Ed è per questo motivo che l’intervento della storica Cantina alla Columbia University si è incentrato sia sul valore del Prosecco sia del contesto complessivo in cui esso si colloca. Da allora, ha proseguito Scimone, sono 5 le generazioni che si sono avvicendate alla guida della cantina. Se Antonio Carpenè nel 1868 ha intravisto nelle uve di questo vitigno autoctono le potenzialità per poter competere con lo champagne francese, studiando e creandogli attorno un metodo di spumantizzazione ad hoc che lo valorizzasse al massimo, non è stata da meno la seconda generazione, con Etile Carpenè, che ha impresso nel 1924 una svolta nella comunicazione d’impresa, iscrivendo, per la prima volta, il termine Prosecco in etichetta per conferire una precisa identità ed una collocazione geografica specifica a questo vino - anticipando di 45 anni la nascita della denominazione nel 1969 - ma anche facendosi pioniere del messaggio pubblicitario ante litteram, attraverso l’uso di testimonial e la commissione delle prime campagne pubblicitarie di prodotto. Quindi, è grazie alla terza generazione, con Antonio Carpenè che va il merito di aver portato il Prosecco sui mercati internazionali, con l’apertura di nuovi sbocchi commerciali ancora oggi strategici.
Il racconto è proseguito poi mettendo in evidenza che essere sempre al passo con i tempi è una condizione imprescindibile per la conduzione dell’attività d’impresa ed Etile Carpenè, la quarta generazione, ha dato una forte accelerata all’adeguamento tecnologico e all’innovazione nell’ambiente di lavoro. L’anello di congiunzione tra la storia ed il futuro è Rosanna, la quinta generazione che ha fatto del coinvolgimento delle nuove generazioni nella creazione di un messaggio culturale attorno al Prosecco, l’elemento cardine del suo mandato.
La Carpenè-Malvolti alla Columbia University ha, dunque, portato un approfondimento storico, per conoscere e comprendere dalla viva voce dei protagonisti le questioni più tecniche sia agronomiche che enologiche del Prosecco più “autentico”, come gli stessi discenti della lectio magistralis hanno definito le selezioni spumantistiche premium e superpremium, coinvolte nel tasting che ha concluso l’incontro. Vale a dire, il “1924 Prosecco”, ispirato a quella strategica determinazione che ha introdotto, per la prima volta il nome Prosecco in etichetta, il “1868 Rive” San Pietro di Barbozza, dedicato alla vendemmia eroica che rende oltremodo speciale l’omonima produzione, il “1868 Prosecco”, quale esempio della selezione storica e più tradizionale del Prosecco, al “Cartizze”, la selezione più prestigiosa della denominazione le cui uve vengono coltivate su una piccolissima area di appena 108 ettari tra le frazioni di Saccol, Santo Stefano e San Pietro di Barbozza.
A chiudere, è stata approfondita l’intera piramide qualitativa che sintetizza la segmentazione territoriale delle rispettive denominazioni Doc e Docg (sia Asolo che Conegliano Valdobbiadene), mettendo in risalto tutte le specificità espressive dell’intero “territorio Prosecco”. Una lectio che ha visto coinvolto l’Istituto DeVinimus - The Columbia Law School Wine Society, nella location della Jerome Greene Hall della Columbia Law School. “DeVinimus - racconta l’ad della Carpenè Malvolti, Domenico Scimone - è una realtà che si dedica ad ampliare la conoscenza e la promozione dei vini pregiati di tutto il mondo ed ogni anno vengono ospitate degustazioni con produttori di diverse regioni vinicole. Avere l’opportunità di essere nel novero delle selezionatissime realtà chiamate a raccontarsi in questo prestigioso contesto, ha rappresentato per la Carpenè-Malvolti una occasione unica e straordinaria, soprattutto in relazione al fatto di rapportarsi con una platea di giovani professionisti appassionati di vino ed interessati alla conoscenza vitivinicola ed enologica”.

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