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VINO E COMUNICAZIONE

La storia di 13 grandi famiglie, della Valpolicella e del suo Amarone, in un docufilm

Ecco “Le Famiglie Storiche - un racconto sull’Amarone”: tra produttori e vigneti, il racconto di uno dei territori più importanti del vino italiano

Davanti ad una telecamera, su uno sfondo bianco, fuori dalla loro confort zone fatta di vigneti e cantine, raccontano la Valpolicella attraverso l’Amarone che ne è interprete. Così i produttori delle 13 aziende delle Famiglie Storiche (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre D’Orti, Venturini e Zenato), cantine che hanno contribuito in maniera decisiva all’affermazione di uno dei territori del vino più prestigiosi d’Italia, descrivono coralmente la Valpolicella, il senso della propria famiglia che vi è radicata da generazioni, i valori comuni e l’originalità di ogni azienda nel docufilm “Le Famiglie Storiche - Un racconto sull’Amarone”, presentato ieri a Verona. “Ad oltre dieci anni dalla fondazione dell’Associazione - racconta Alberto Zenato, presidente delle Famiglie Storiche - abbiamo voluto realizzare un lavoro che, con uno strumento moderno di comunicazione attraverso immagini e interviste, raccontasse la nostra storia, l’Amarone e il territorio consentendoci di raggiungere un pubblico sempre più vasto di nuovi consumatori. Questa modalità di comunicazione fruibile on line da cellulari e computer, è oggi la più efficace e adeguata ai tempi”.
Nel docufilm i racconti dei produttori in bianco e nero sono intervallati da immagini a colori - bellissime - dei vigneti collinari, ripresi quando la vite è nel suo massimo splendore. Alternanza che suggerisce la sinergia tra fattore umano e natura necessaria per dare massima espressione al terroir. Il docufilm scorre su un doppio binario: da una parte l’uomo, la sua storia, le generazioni; dall’altra i valori fisici, il terreno, le varietà, le giaciture dei vigneti, l’appassimento.
“Perché - come sottolinea il regista Michael Gasparini, 33 anni, nato in Valpolicella, con esperienze a Londra, negli Usa e in Australia - la Valpolicella e i suoi paesaggi viticoli non sarebbero ciò che sono senza i produttori. Ho voluto filmarli su uno sfondo bianco e in bianco e nero tutti nella medesima condizione, fuori dalla loro habitat abituale per creare un equilibrio fra 13 personalità estremamente differenti e con stili comunicativi diversi. Conoscere filosofia e mentalità del territorio e al contempo le sensibilità anglosassoni, mi ha aiutato a raccontarne i valori attraverso le parole dei produttori e aspetti che magari per noi sono scontati, ma che non lo sono altrove nel mondo, come per esempio vendemmia e la messa a riposo delle uve rigorosamente manuale. Cosa che ha stupito molti dei miei amici dell’altro emisfero a cui ho mostrato il lavoro”.
Il docufilm è dedicato a Luciano Piona di Terre d’Orti, improvvisamente mancato durante le riprese. Luciano si scorge in alcune veloci immagini nei 12 minuti della proiezione, che si chiude con un suo ritratto.
“C’è un momento nella storia in cui le cose accadono - ha ricordato Sandro Boscaini, nella tavola rotonda seguita alla proiezione - nel 2009 ci siamo confrontati e abbiamo fondato l’Associazione perché c’era un disagio. L’Amarone non può che essere prima di tutto un grande vino e solo conseguentemente un grande business. Nel 2002, quando avversità climatiche hanno completamente distrutto le uve in collina, è partita la produzione con uve di pianura e appassimenti assistiti. È nato così un Amarone “di largo consumo”, situazione che esiste in tutte le zone produttive anche importanti, ma che allora, in una denominazione che stava per fiorire, abbiamo vissuto come un pericolo”.
“Ci uniscono valori comuni trasversali - ha spiegato Marilisa Allegrini - e ci accomuna il desiderio di comunicare per il mondo quello che facciamo. Apparteniamo a famiglie radicate da generazioni nel territorio, legate ai nostri vigneti da cui nasce la qualità dei nostri vini. Custodiamo un territorio che è fatto non solo di patrimoni viticoli e paesaggistici, ma anche storici e culturali di cui siamo custodi”.
“Partendo dalla conoscenza empirica del territorio delle generazioni precedenti - ha sottolineato Sabrina Tedeschi -< oggi sta a noi trovare risposte scientifiche per intervenire al meglio in vigna, in fruttaio e in cantina. La ricerca sulle risposte nelle diverse condizioni di suolo, esposizione, eccetera, è alla base della qualità attuale dei nostri vini e della valorizzazione dei singoli vigneti con etichette dedicate”.
Grazie a produzioni inferiori, miglioramento della tecnica viticola, accorgimenti in appassimento, insomma al consolidamento delle conoscenze dei produttori, gli Amarone di oggi hanno un profilo differente e migliore rispetto a quelli di quaranta anni fa, senza nulla togliere ad annate precedenti che ancora danno bene la misura della vocazionalità dell’area.
Più complessi e con maggior personalità. Meno concentrati, più freschi ed eleganti nonostante la gradazione alcolica elevata, gli Amarone attuali, per usare le parole di Sandro Boscaini, “hanno la forza vellutata di un vino secco che regala una illusione di dolcezza”.

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