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LA TOSCANA “FELIX” SI PREOCCUPA PER IL FUTURO DEI GRANDI VINI, AMBASCIATORI DI IMMAGINE DELLA REGIONE NEL MONDO. IL CONSIGLIERE PD, NICOLA DANTI, SCRIVE AL PRESIDENTE MARTINI: “SOSTENIAMO I PRODUTTORI TOSCANI” E LANCIA L’IDEA DEGLI “STATI GENERALI”

Italia
Una immagine classica dei prodotti della Toscana

La Toscana “felix” inizia a preoccuparsi del futuro del suo settore vitivinicolo, che con i suoi grandi nomi, dal Brunello di Montalcino al Chianti Classico, dal Nobile di Montepulciano al Morellino di Scansano, fino ai grandi vini di Bolgheri, come Sassicaia e Ornellaia, solo per citare i più conosciuti, è il primo ambasciatore dell’immagine della Regione in tutto il mondo. A lanciare un segnale di allarme è stato il consigliere regionale del Partito Democratico (Pd) Nicola Danti, con una lettera al presidente della Regione Toscana Claudio Martini.

“Difendiamo e sosteniamo i produttori di vino toscani - scrive Danti - in questo momento di grande difficoltà del mercato. Serve un’attenta riflessione e valutazione delle migliori opzioni da attivare, magari attraverso un recupero del tavolo di filiera a suo tempo utile per la definizione della posizione unitaria toscana sulla riforma della Ocm Vino, o dello strumento degli “Stati generali del Vino in Toscana”, già sperimentati nella precedente legislatura, quando, ancora, le cantine piene e il crollo del prezzo all’ingrosso generarono un analogo problema, peraltro non condizionato da una debacle della domanda delle dimensioni di quella attuale”.

Uno “quadro economico particolarmente critico”, come spiega Danti, che non riguarda solo il vino, ma tutta l’economia della Regione. Ma “sono ormai diversi anni che la produzione vinicola anche di qualità o di eccellenza soffre trasformazioni di mercato, mutamenti legislativi, concorrenza spietata da parte di nuovi “competitors”.

“La Regione, nelle proprie competenze, ha saputo rispondere sempre e bene. Serve però un ulteriore sforzo - aggiunge il consigliere del Pd - per difendere i produttori dalla difficile situazione che deriva dalle cantine piene, con un mercato che deve far fronte ad una compressione della domanda, stretta creditizia, rallentamento nei pagamenti, crescita delle esposizioni debitorie. Un mix letale”.

Secondo Danti, quello che oggi rischia di venirmi meno è quella “solidarietà di filiera” che ha contribuito a costruire il successo del vino toscano di qualità.

In particolare, i problemi maggiori sarebbero nella grande area del Chianti, a causa dei contrasti tra produttori da un lato, e imbottigliatori e commercianti dall’altro, con i primi ““costretti” ad una politica di prezzi inferiori ai costi di produzione per “liberare” le cantine alle nuove produzioni”, e i secondi “orientati a scaricare a monte della filiera la costruzione del proprio margine di guadagno, causa la riduzione della domanda e la conseguenze compressione dei prezzi al dettaglio. Una politica che forse paga nel breve periodo, ma che rischia di uccidere il settore sulla lunga distanza. Sono convinto - conclude Danti - che presto arriverà una risposta dal presidente della Regione Toscana Martini per un settore che resta uno dei fiori all’occhiello della nostra Regione”.

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