Sono numeri ottimi, quelli che raccontano lo stato di salute dei vini della Valpolicella, icone di uno dei territori più importanti del vino italiano, e che segnano una crescita a doppia cifra sotto tutti gli aspetti, rispetto ad un 2020 che già non aveva accusato flessioni sul 2019, nonostante l’emergenza Covid-19. Come emerso dalla ricerca, voluta dal Consorzio dei Vini della Valpolicella, realizzata da Wine Monitor di Nomisma, presentata oggi a Verona. Il 2021 - con 35 milioni di bottiglie di Ripasso, 20 milioni di Valpolicella e 19 milioni di Amarone - ha segnato una crescita, in doppia cifra, in tutti i suoi numeri chiave. Cresce di poco il vigneto, ora a 8.573 ettari (+2%), aumenta significativamente la produzione (+8,6% sul 2020), ma arriva soprattutto dal mercato il dato più eclatante, con un risultato sulle vendite che registra un incremento di oltre il 16% sul 2020, in linea con la crescita complessiva dell’imbottigliato (+15,3%).
Secondo l’indagine Nomisma Wine Monitor, su un campione di imprese rappresentativo del 50% della produzione imbottigliata (in cui grande peso ha la cooperazione), il rimbalzo che si è registrato nel 2021 ha interessato in particolare la domanda italiana, con uno scatto sul 2020 del 31% a valore, mentre l’export è cresciuto dell’8%, anche grazie ad un incremento nel prezzo medio. Una differenza di crescita, tra Italia ed estero, legata al fatto che le restrizioni legate alla pandemia nel 2020 avevano portato ai vini della Valpolicella un -10% sul mercato nazionale sul 2019.
Tra i singoli vini, la miglior performance la fa segnare l’Amarone, protagonista di un autentico boom di vendite (+24%) ben oltre la media nazionale sia nelle esportazioni (+16%) che soprattutto in Italia, dove segna un +39% a valore. Per il re della Valpolicella, il cui prodotto prende la strada per l’estero per oltre il 60% delle bottiglie vendute, i top mercati sono stati Canada, Stati Uniti e Svizzera, seguiti a ruota da Regno Unito e Germania. Il trend nelle singole piazze vede in forte crescita la domanda dei Paesi anglosassoni, con Usa a +27%, Canada a +22% e Uk a +18%. Sopra la media anche le vendite in Germania e nel sempre più consolidato Benelux, entrambi a +17%.
“Sono dati di per sé già importanti per la denominazione - ha sottolineato il presidente del Consorzio, Christian Marchesini - e ulteriormente positivi entrando nel merito delle tipologie. Abbiamo toccato il record di produzione di uva messa a riposo per la produzione di Amarone, 367.000 quintali, tuttavia al di sotto dell’obiettivo dei 400.000 fissato dal Consiglio di Amministrazione del Consorzio per non aver trovato manodopera specializzata. Sarà difficile ripetere questa performance, ma ci impegneremo con attività finalizzate non alla crescita della produzione, ma a quella del valore. Sulla promozione, molto forte nei due anni trascorsi con iniziative da remoto di grande successo e seguite in 126 Paesi con focus specifici su ognuno dei nostri vini, nel 2022 puntiamo su molte iniziative, da Prowein a Vinitaly, da iniziative in Italia all’Anteprima Amarone rimandata a giugno a causa della pandemia”.
“I risultati ottenuti - ha continuato Christian Marchesini - confermano l’ottimo stato di salute della denominazione che ha saputo reagire nel migliore dei modi all’emergenza. Continueremo a consolidare la qualità, che, come Consorzio, controlliamo accuratamente e puntiamo a valorizzare il Valpolicella. Per la prossima annata tra aprile e maggio faremo le scelte finalizzate a mantenere l’equilibrio tra i diversi vini, la cui produzione è strettamente interconnessa. L’aggravio dei costi di produzione pesa poco sui nostri vini premium per i quali ci preoccupa maggiormente la reperibilità dei materiali come ad esempio bottiglie e cartoni. Per il Valpolicella posso dire che il suo prezzo medio è sostenuto rispetto a quello di altri rossi e, al di là di questo, credo che i produttori, pur a fronte dell’erosione dei margini, continueranno a produrlo per presidiare quella fascia di mercato”.
Per il responsabile Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini, “il forte rimbalzo delle vendite sul mercato nazionale sposta leggermente in basso il grado di propensione all’export dei vini della denominazione che si assesta sul 61% del fatturato totale contro il 69% del 2020. Stati Uniti, Cina e altri Paesi del Sud-Est Asiatico come Corea del Sud, Vietnam e Tailandia sono i mercati esteri che a detta dei produttori mostreranno le migliori prospettive di crescita per i vini della Valpolicella nei prossimi anni”. È proprio sui mercati di Cina e Sud-Est Asiatico che i vini della Valpolicella possono aspirare a crescere, non solo perché rossi, come piace da quelle parti, ma anche perché si abbinano molto bene con i piatti orientali. Tuttavia è necessario fare i conti con la lontananza di questi Paesi, per quanto attiene ai costi della logistica, ma anche con la mancanza di presidi commerciali diretti. Proprio questo aspetto - che interessa trasversalmente il vino italiano - in Cina non ha permesso ai vini italiani di “approfittare” dell’esclusione dei vini Australiani su quel mercato.
Bene, secondo il focus, anche il Valpolicella Ripasso che chiude l’anno a +15%, complice anche qui l’exploit sul mercato interno (+34%; dato che si alza al +43% per le aziende sotto il mezzo milione di bottiglie) a fronte di una variazione più timida dell’export (+5%) e un prezzo medio sostanzialmente stabile. Il Canada domina la domanda con il 22% del totale delle vendite a valore, seguita da Svezia, Regno Unito e una Germania cresciuta del 44% nell’import di Ripasso in un solo anno. Aumenti importanti anche per Usa (+24%) e Danimarca (+19%), mentre si riducono gli acquisti in Norvegia dopo la forte crescita che si era registrata nel corso del 2020.
Meno luminoso il quadro per il Valpolicella, che chiude a +1,2% a valore (+3% a volume). Anche qui l’Italia registra un segno positivo (+9%, con le aziende entro le 500.000 bottiglie a +29%), mentre l’export frena a -4%. Il Canada domina la domanda con oltre 1/3 degli ordini, seguito da Usa e Benelux. In crescita la piazza russa (+31%).
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