Tempo di primi bilanci per la vendemmia 2023. Una stagione particolare, condizionata dalla peronospora e da temperature anomale, soprattutto al Centro e al Sud, ma non certo uniforme, anche nella stessa Regione, e che quindi, accanto alle difficoltà, soprattutto legate alla quantità e alle produzioni biologiche, non ha comunque mancato di regalare soddisfazioni a livello qualitativo. Per avere un quadro della situazione nei territori più importanti, che non può, per ovvie ragioni ancora essere definitivo, WineNews ha fatto il punto con Renzo Cotarella, amministratore delegato ed enologo della Marchesi Antinori, storica famiglia del vino italiano nel mondo per eccellenza, protagonista di una tradizione straordinaria iniziata oltre seicento anni fa, attraversando ventisei generazioni, che può vantare un prestigioso “vigneto più esteso d’Italia”, frutto delle tantissime proprietà, da nord a sud del Belpaese (nei prossimi giorni anche in video, ndr). Da Tenuta Tignanello, Villa Antinori, Badia a Passignano e Pèppoli, nel Chianti Classico, dove, da qualche anno, ha trovato dimora l’avveniristica cantina di Bargino, a San Casciano Val di Pesa, interamente “intagliata” nella collina e coperta di vigneti (eletta migliore cantina al mondo, nel 2022, da World’s Best Vineyards), passando per Pian delle Vigne, uno dei nomi di più importanti nella terra del Brunello di Montalcino, e ancora la Tenuta Guado al Tasso, tra i brand più in vista di Bolgheri, passando per Le Mortelle, nel cuore della Maremma Toscana con sguardo sul mare, a Castiglione della Pescaia, e la Fattoria Aldobrandesca, nella Maremma etrusca, a Sovana. Ed ancora La Braccesca, a Montepulciano, in terra di Vino Nobile, e la Tenuta Monteloro nell’Appenino vicino a Fiesole, alle porte di Firenze, o la Tenuta La Farneta, a Sinalunga, del Chianti Colli Senesi, non distante da Siena. E poi le altre terre enoiche di assoluto valore in Piemonte, in terra di Barolo (con Prunotto), in Friuli Venezia Giulia (con la celebre cantina goriziana Jermann, nelle terre del Collio) in Umbria (Castello della Sala), in Franciacorta (Montenisa) ed in Puglia (Tormaresca). Senza dimenticare i vigneti nella Napa Valley (dove di recente Antinori ha acquisito la piena proprietà di Stag’s Leap Wine Cellar, che consentirà alla Marchesi Antinori di importare in Usa i propri vini direttamente, attraverso la Vinattieri 1385 creata ad hoc, come anticipato da WineNews) e in Cile (Haras de Pirque): una produzione che fa di Antinori la più importante cantina privata italiana e che abbraccia i più prestigiosi territori enoici del Belpaese e non solo.
Se la vendemmia è il frutto delle stagioni, dunque, come è stata quella targata 2023 ? Per le tenute nel Chianti Classico, Antinori ne conta cinque (Villa Antinori, Antinori nel Chianti Classico, Tenuta Tignanello, Pèppoli, Badia a Passignano), l’ad e enologo della Marchesi Antinori, Renzo Cotarella spiega come “nelle zone in cui c’è stata una produzione regolare, perché gestita bene la peronospora, direi che è andata molto bene anche in termini di quantità. Si tratta di una vendemmia che darà dei grandi risultati, decisamente meglio di quelli che ci aspettavamo. È chiaro che, nelle aree biologiche o dove la peronospora è molto forte, purtroppo, sia la quantità che la qualità non rispecchiano quelle delle annate da ricordare”. Per la zona che dà vita ad uno dei più prestigiosi rossi italiani, invece, il Brunello di Montalcino (la Marchesi Antinori è proprietaria di Pian delle Vigne, con vigne in diverse esposizioni ed altitudini del territorio di Montalcino, ndr), la vendemmia è risultata “abbastanza regolare. A Montalcino c’è stato qualche “incidente meteorologico”, ma fortunatamente non da noi. Le uve sono maturate forse più lentamente del solito e questo è stato sicuramente un vantaggio. La produzione è stata regolare ma quando si parla in generale di produzioni in un’annata come questa, bisogna tenere conto della specificità della zona e di quella dell’azienda. Ci sono stati degli elementi climatici come le grandinate che hanno, secondo me, condizionato le singole realtà. Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio ma entrare nel dettaglio che, in questa annata, fa la differenza”. Si rimane in Toscana ma si va a Bolgheri, dove sulla costa dell’alta Maremma si trova la Tenuta di Guado al Tasso, una delle realtà di riferimento del territorio. E dove la vendemmia, sottolinea Cotarella, è andata “molto bene, la Maremma in generale è stata meno soggetta a problemi di peronospora e, quindi, la produzione è stata regolare, per una vendemmia che è stata di soddisfazione”. Da Bolgheri, si risale in Piemonte, in Langa, tra le colline del Barolo, con la cantina Prunotto: “abbiamo iniziato questa settimana il Nebbiolo, che ha uve molto pesanti, e quindi si prevede una produzione buona in termini quantitativi, in generale, al di là di qualche area colpita dalla grandine. Per il resto vediamo che succede nei prossimi giorni ...”.
Scenario totalmente differente, tornando in Toscana, a Montepulciano: qui la Marchesi Antinori è proprietaria della Tenuta La Braccesca, dove Cotarella parla “di una vendemmia di non grande soddisfazione per noi” e “di una delle zone più critiche a livello si peronospora, per noi e forse per la zona in generale”. Nella vicina Umbria, invece, a Castello della Sala, gioiello di bellezza e tra le cantine simbolo per la produzione bianchista italiana, a pochi chilometri da Orvieto, nonostante i livelli quantitativi non rispecchino quelli del 2022, la vendemmia è stata buona, sottolinea Cotarella, con “uve di grande qualità, soprattutto più acidule. Il ritardo della stagione ha fatto sì che le uve bianche siano più equilibrate e questo vale anche per le uve rosse, dove la maturazione è avvenuta con maggiore equilibrio tra acidità, zuccheri e sensazioni fruttate”.
Il viaggio prosegue in Friuli Venezia Giulia, e precisamente nel Collio, una delle perle bianchiste del Belpaese. Nella storica tenuta Jermann la vendemmia è stata condizionata “da andamenti climatici critici, soprattutto per la grandine. Raramente in Collio si è avuta una stagione di questo tipo con quasi tutte le aree, se non proprio tutte, che hanno avuto una piccola oppure importante riduzione di produzione. C’è stato un calo della quantità, ma non della qualità, trattandosi di uve bianche che non fanno macerazione”. Si scende a Sud, in Puglia, dove Tormaresca si è affermata come una delle cantine di riferimento della regione grazie alle due tenute in aree vocate alla produzione di vini di qualità: Tenuta Bocca di Lupo, nella Doc di Castel del Monte, e Masseria Maime, nell’alto Salento. Cotarella giudica la stagione “come abbastanza positiva anche perché le piogge di maggio e di giugno hanno accompagnato le viti permettendo di superare i momenti di criticità di calore di luglio e fine agosto. La produzione è abbastanza regolare, la qualità buona. Situazione diversa invece nelle aree nord della Puglia dove c’è stato un problema, legato al biologico, di peronospora che ha dimezzato la produzione”. Altro territorio prestigioso è quello della Franciacorta, dove la Marchesi Antinori marca la propria presenza con la Tenuta Montenisa, nel piccolo borgo di Calino, con i vigneti storici nella collina di Santo Stefano . Vigneti che hanno regalato, evidenza Renzo Cotarella, “un’annata di grande soddisfazione, la migliore in termini quantitativi. Chiaramente bisogna vedere cosa succede da un punto di vista di equilibrio dei vini base spumante, e quindi nella fase di rifermentazione, però è stata una produzione di buona qualità e di alta quantità. Le acidità erano piuttosto buone almeno all’inizio poi sono un po’ diminuite per il problema legato al calore, vediamo che succede”.
Si vola, poi, in California, nella Napa Valley, dove la vendemmia non si è discostata molto da quanto successo in Italia ma con una differenza . Per Renzo Cotarella quella nella tenuta Antica, ad Atlas Peak, i cui vigneti ora sosterranno anche la produzione di Stag’s Leap Wine Cellar, è stata una “stagione particolare. Sembra strano ma è simile all’Italia, con tre settimane di ritardo. In California, però, non c’è stato picco di calore, ad oggi non sono stati ancora raccolti i cabernet. Siamo con tre settimane di ritardo che può essere un elemento positivo se il tempo resiste per altri venti giorni o di forte criticità se dovesse cambiare. Quindi, direi buon equilibrio, potrebbe essere un’ottima vendemmia se il tempo sarà buono”. In Cile, invece, nell’area di Maipo, famosa per la produzione vinicola, sorge la tenuta Haras de Pirque. La vendemmia, avvenuta in marzo, “è andata bene ma la produzione è stata bassa. Il Cile ha prodotto il 60% di quello che poteva fare. Sono, comunque, vini di grande intensità e concentrazione che secondo me faranno parlare”.
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