02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

La Verità

Un archetipo del grande successo italiano in bottiglia … Si racconta che la baronessa Philippine de Rothschild (una mai abbastanza rimpianta animatrice del gran mondo del vino) fosse raggiunta dal suo cantiniere con una bottiglia di uno dei molto raccontati Cabernet prodotti in Napa Valley. Il buon uomo pareva preoccupato attendendo il giudizio di madame Philippine che profferì, dopo la degustazione, questo giudizio: “Me ne preoccuperò tra due mila anni”. A significare che per fare un grande vino occorrono storia, civiltà, territorio e non bastano né ottime uve, né artifizi tecnici. Perciò come prima bottiglia del 2023 ne ho scelta una che smentisce in apparenza la baronessa ed è l’archetipo del l’impetuoso successo che il vino italiano ha conosciuto nel mondo. E il 25 anni della Cantina Arnaldo Caprai che uscì per la prima volta nel 1993 a celebrare appunto il quarto di secolo di attività. Compie trent’anni oggi e in sei lustri il Sagrantino che era confinato nell’areale di Montefalco, che si produceva soprattutto passito, è diventato nel mondo uno dei nostri grandi rossi. Com’è stato possibile? Perché un allora giovane vignaiolo Marco Caprai ha messo insieme ricerca sul vigneto, tecniche raffinate in cantina e racconto di storia, di territorio, di valori. Oggi con uno stile inconfondibile il massimo enologo del mondo Michel Rolland ha fatto giganteggiare questa bottiglia dimostrando peraltro che il territorio di Montefalco può fare grandissimi vini. Il Sagrantino è tannico, è profondo, è poliforme, va compreso, inter pretato e atteso: tre anni (24 mesi in barrique, il resto in vetro) prima di degustarlo. Il 25 anni è l’anima di questo vitigno misterioso (si trova praticamente solo nella “culta valle umbra”, era il vino da messa dei francescani). Al bicchiere è rubino intenso e lucente, quasi nero; al naso è un'esplosione di mora e rosa canina, ma impressionate è il bouquet speziato: dal pepe, alla noce moscata, dal chiodo di garofano al cacao amaro con inflessione silvestre di pineta. Al palato è sontuoso, ricco, avvolgente con un'armonia incantevole e una personalità forte. La verve tannica si sente e allunga un finale eterno con ritorni tra balsamo e spezia. Vino da cucina importante: arrosti, grigliate, cacciagione, paste salsate, carni farcite, formaggi duri. Per me inarrivabile con gli strangozzi al tartufo nero.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su