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LA CRISI TRA I FILARI

L’Abruzzo del vino, in ginocchio per la peronospora, minaccia di scendere in piazza

Dopo una vendemmia 2023 con perdite del -70%, l’appello di Consorzio Vini d’Abruzzo, Assoenologi, e filiera alle istituzioni
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Vigneti in Abruzzo, dove il vino è in ginocchio per la peronospora

Se la peronospora è stata una delle protagoniste non gradite della vendemmia 2023, soprattutto al Centro-Sud, in Abruzzo, è stata un vero e proprio flagello, con un calo della produzione del -70%, più o meno, in tutte le sue quattro province. Ed ecco perchè tutti gli attori della filiera produttiva del mondo del vino d’Abruzzo si sono riuniti oggi, a Pescara, per lanciare l’ennesimo appello al mondo politico con la speranza di ricevere finalmente risposte concrete alla gravissima situazione che si è, purtroppo, determinata a seguito delle abbondantissime precipitazioni che hanno interessato l’intero territorio regionale nei mesi di aprile e maggio; piogge che in alcune aree hanno superato anche i 200 mm/mese, ossia circa il triplo della media del periodo, con conseguenze “catastrofiche” dal punto di vista produttivo.
“Siamo tutti d’accordo nel dire che questo è davvero l’ultimo appello che il mondo vitivinicolo abruzzese rivolge alla classe politica della Regione Abruzzo, di qualsiasi “colore” essa sia”, dichiarano i rappresentanti della filiera vitivinicola abruzzese sottolineando che: “a vendemmia ormai conclusa, possiamo confermare, con assoluta certezza, un calo medio della produzione di uve di circa il 70%; un dramma che interessa in maniera diffusa e più o meno omogenea tutte le aziende vitivinicole delle quattro provincie. L’Abruzzo vitivinicolo conta più di 15.000 aziende per 32.500 ettari vitati”, sottolineano, insieme, Assoenologi, Città del Vino, Cia - Agricoltori Italiani, Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative, Consorzio di tutela Vini d’Abruzzo, Copagri, Daq Vino, Legacoop, Liberi Agricoltori, Movimento Turismo del Vino.
Secondo cui, “dopo mesi di proclami, promesse e false aspettative la classe politica e dirigente della Regione Abruzzo ad oggi non è in grado di dare risposte chiare a sostegno del settore”, e per questo gli attori coinvolti spiegano che “saremo costretti a scendere in piazza; tutti noi in questi mesi abbiamo avanzato specifiche richieste a supporto del mondo produttivo e fornito indicazioni operative in merito all’emergenza peronospora, ma a nulla sono serviti. Siamo pronti anche a riconsegnare le tessere elettorali”.
Ad oggi, dicono le voci del vino d’Abruzzo, vi è stata solo l’assegnazione di scarsissime risorse economiche, assolutamente insufficienti per affrontare la difficile situazione del momento, considerando che il settore enologico nazionale fattura più di 7 miliardi di euro senza ovviamente considerare tutto l’indotto: in ambito regionale si parla di 5 milioni in 2 anni ed in quello nazionale di 7 milioni; dotazioni finanziarie lontanissime da quelle necessarie.
“Per la sola regione Abruzzo abbiamo una perdita ormai acclarata di 2,7 milioni di quintali di uva, pari a 2 milioni di ettolitri di vino che in termini di imbottigliato equivalgono a 260 milioni di pezzi; se dovessimo fare una stima del mancato reddito delle aziende possiamo indicare in 108 milioni di euro la perdita sulle uve, 130 milioni sullo sfuso e 520 milioni sull’imbottigliato. Una stima prudenziale induce a ritenere che la filiera vitivinicola della regione Abruzzo subirà un danno economico non inferiore ai 380 milioni di euro”.
Secondo le diverse organizzazioni, occorrono a livello nazionale dei provvedimenti impattanti, per la sopravvivenza di migliaia di imprese vitivinicole, che non possono non prevedere necessariamente un congruo indennizzo diretto alle aziende. Parallelamente sono stati condivisi tre punti principali sui quali si potrebbe e dovrebbe intervenire in maniera più che tempestiva. Che sono la sospensione pagamento dei mutui e finanziamenti in essere (conto capitale e interessi) per almeno due anni, senza porre in primis le “garanzie bancarie” (come è stato fatto durante l’emergenza Covid) che renderebbero automaticamente le aziende richiedenti inaffidabili di fronte alle banche, per almeno 24 mesi, quindi inabili a qualsiasi tipologia di nuovi finanziamenti; la sospensione e/o riduzione dei contributi Inps; l’azzeramento dei tassi d’interesse per finanziamenti acquisto scorte a reintegro, con un’istruttoria semplificata e che non tenga conto dei finanziamenti già in essere.
Nei primi due casi, sottolinea i richiedenti, la competenza spetterebbe al Governo, mentre, nel terzo, il ruolo della Regione risulta fondamentale, “anche se ci auguriamo che quest’ultima sia portavoce degli interessi del mondo vitivinicolo abruzzese anche su tavoli nazionali. In definitiva tutta la filiera produttiva vuole fare questo ultimo appello prima di procedere con le manifestazioni di piazza alla presenza di centinaia di migliaia di produttori stremati dalla difficilissima situazione e che, se non adeguatamente aiutati e supportati, rischiano di vedere vanificare decenni di duro lavoro”.

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