Le api, considerate un vero e proprio termometro dei mutamenti climatici, sono in tilt a causa della siccità e del caldo sopra la media, che ha portato molte varietà di fiori a schiudersi in anticipo sulla norma, con sconvolgimenti dell’interazione biologica tra il complesso meccanismo sociale dell’insetto e le risorse botaniche disponibili, realizzando una produzione di miele al di sotto alla media nazionale, pari a 100/110.000 quintali all’anno. E, dove non può il clima, arrivano i trattamenti chimici a spopolare gli alveari (che in Italia sono 1,1 milioni che ospitano una popolazione di 55 miliardi di api, curati da 50.000 apicoltori). È la “fotografia” scattata sulle prime stime del raccolto di miele italiano nel 2007, della quale si discuterà alla “Settimana del Miele” di Montalcino (7/9 settembre 2007), il più importante evento italiano in apicoltura, un settore che fattura direttamente 60 milioni di euro, ma che arriva a 2,5 miliardi di euro se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all’agricoltura.
Le temperature molto sopra le media, registrate nel 2007, hanno influito pesantemente sulla fioritura, rendendo oltremodo difficoltoso il lavoro delle api, già di per sé molto sensibili ai cambiamenti climatici. Così, oltre ai gravi problemi causati dalla siccità, l’anticipo del calendario delle fioriture ha comportato ricadute e accavallamenti sull’andamento produttivo dei vari mieli, portando a un calo d’insieme del raccolto, e, per di più, a una sorta di “impurità” di alcuni tra i tipi di miele più diffusi: tra i più colpiti da questo fenomeno ci sono il nettare di acacia, il più amato dai consumatori italiani, che registra un calo del 20% sulla media nazionale, e quello di castagno, prediletto da chi apprezza gli aromi marcati e forti, che registra un -40%, e sarà “misto” a nettare di tiglio, proprio a causa della fioritura insolitamente contemporanea di diverse specie di piante.
“E, se non bastasse questo, c’è da considerare - spiega Francesco Panella, presidente dell’Unione Nazionale degli Apicoltori Italiani - la diminuzione della popolazione degli alveari, in tutta Italia, dovuta all’utilizzo sconsiderato di alcuni tipi di insetticidi. Mentre in Francia l’uso di questi micidiali prodotti chimici è stato vietato, il nostro Ministero della Salute, fino ad ora, non ha nemmeno preso in considerazione le molteplici segnalazioni di questa strage d’api e di insetti utili all’ambiente e all’agricoltura”.
“L’effetto d’interazione tra siccità e insetticidi in polvere di cui sono cosparsi i semi delle culture, in particolare del mais, questa primavera ha provocato - commenta ancora Francesco Panella - la sparizione nella Pianura Padana di tutte le “api di campo” dedite al raccolto di miele e polline risparmiando solo le “api di casa”. Migliaia di famiglie d’api non hanno, quindi, potuto produrre i pregiati mieli primaverili del nord Italia”.
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