Il cambiamento climatico, da un lato, ha regole sempre più stringenti sui prodotti fitosanitari, e, dall’altro, altre mille variabili, stanno favorendo il manifestarsi in forma sempre più pressante e preoccupante delle patologie della vite in forma epidemica, come la malattia di Pierce in Nord America, e la Flavescenza Dorata in Europa, ma non solo. Argomento al centro del Simposio Internazionale sulle Malattie Epidemiche della Vite, ad Austin, in Texas, organizzato dall’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, guidata da Luigi Moio, e dal Dipartimento dell’Agricoltura del Texas. E se c’è chi studia nuove varietà più resistenti alle malattie, e chi investe sulla tecnologia per piani di monitoraggio più tempestivi e puntuali, al termine della Conferenza sono state tracciate delle linee d’azione comuni e condivise, sulle quali Paesi ed istituti di ricerca devono fare sinergia. Ovvero, il rafforzamento dei programmi di miglioramento genetico della vite, compresi nuovi strumenti biotecnologici per ottimizzare e accelerare la creazione di nuove varietà resistenti alle malattie epidemiche; uno studio approfondito della qualità e della vitalità del suolo del vigneto, per impostare opportune strategie di mitigazione contro gli stress associati all’impatto dei cambiamenti climatici; prestare particolare attenzione agli insetti vettori e alle loro interazioni con il patogeno e la pianta; condividere le conoscenze con i professionisti e gli operatori del settore vitivinicolo attraverso programmi di formazione specifici, che dovrebbero essere incoraggiati; il miglioramento di una rete di ricerca internazionale, costantemente connessa e rivista per evitare ridondanze negli studi e dispersione di finanziamenti; strategie di mitigazione che devono includere un’analisi accurata dell’impatto sociale delle malattie epidemiche e il loro controllo; sviluppo di un approccio internazionale armonizzato, che garantisca discussioni trasversali tra scienziati, istituzioni nazionali e associazioni professionali, coordinate dall’Oiv e dalle organizzazioni regionali dell’Ippc (Integrated Pollution Prevention & Control, ovvero controllo e prevenzione integrata dell’inquinamento).
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