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WINE2WINE

L’educazione al vino, un investimento che genera ricchezza lungo tutta la filiera

Dall’incontro “What’s next for wine education”, Ian Harris, Ceo del Wine & Spirits Education Trust
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La formazione del vino

Come è cambiata la formazione al vino negli anni, e dove andrà nel futuro? È la domanda a cui ha risposto, dall’incontro “What’s next for wine education”, Ian Harris, Ceo Wine & Spirits Education Trust, il punto di riferimento mondiale nell’educazione al vino, oggi nel Wine2Wine Digital, edizione tutta online del forum dedicato al business del vino firmato da Vinitaly e Veronafiere, che hanno premiato Harris con il “Vinitaly International Award” 2020, per il ruolo fondamentale che gioca da anni, e in tutto il mondo, nell’educazione al vino. Parte da lontano il Ceo del Wset, dal “1913, quando fu scritto “In vino veritas”, pietra miliare dell’educazione al vino, firmato da André L. Simon. Nel 1968 nasce il Wset, e all’epoca si era ritenuti esperti conoscendo qualcosa sulla Borgona e sullo Sherry. Precedentemente, nel 1953, erano nati i Masters of Wine, mentre nel 1969 fu fondata la Court of Masters Sommelier, che dette una prospettiva nuova e diversa al ruolo del sommelier. Oggi, moltissime persone vengono coinvolte nella formazione, non solo face to face, ma anche online”.
Molto è cambiato nel corso degli ultimi
“15 anni, nei quali tutto il mondo sembra voler conoscere di più sul vino. Il Wset in questo periodo è cresciuto moltissimo, oggi è presente in 75 Paesi nel mondo. La Cina, da questo punto di vista, è il mercato di riferimento per noi, insieme agli Usa. E se da anni Italia e Francia, Paesi produttori e storici consumatori, perdono quote di consumo, il Wset cresce in entrambi i Paesi, perché c’è voglia di scoprire: in Italia nel 2019 abbiamo diplomato 10.000 studenti”, ricorda Ian Harris. Ma è in questo ultimo breve e drammatico lasso di tempo, gli ultimi sei mesi, che “la formazione al vino ha avuto molto da rivedere. L’istruzione è andata online, ci sono dei benefici per il consumatore, ma la formazione ha pagato lo scotto. A marzo e aprile i numeri degli studenti sono collassati, in Cina già da febbraio, ad aprile abbiamo sfiorato lo zero, e via via che passava il tempo il 90% dei nostri studenti hanno dovuto lasciare i corsi fisici. Da giugno ci siamo riorganizzati per i corsi e gli esami a distanza, e i numeri sono tornati a correre. Abbiamo strutturato un’offerta digitale per permettere a tutti di diplomarsi da casa, spedendo i campioni a casa. Abbiamo dovuto rispondere velocemente al Covid, ed oggi abbiamo un’offerta totalmente online”.
Nei mesi del primo lockdown, continua Harris, “molta comunicazione ed istruzione si è spostata online, ma quando a maggio abbiamo ripreso i corsi face to face, abbiamo visto che la gente ne aveva un gran bisogno. Vedersi, parlarsi, confrontarsi davanti ad un bicchiere di vino: la presenza tornerà, ma l’online continuerà a dare il suo contributo. Oltre a quelli a pagamento, ci sono diversi corsi gratuiti, ma che non offrono alcuna qualifica né sbocchi lavorativi. L’online è destinato a crescere, ma soprattutto in Paesi come l’America, uno dei nostri mercati principali. E la formazione sarà sempre più importante? Principalmente, per una questione di ritorno economico. La formazione è il lumino degli utili. Che siamo produttori, rivenditori, consumatori, l’istruzione porta valore a questa industria. E lo vedremo ancora di più una volta usciti dalla pandemia. Il mondo produce più vino di quanto consumi, questo vuol dire che la categoria è destinata a perdere valore e ridurre i margini. È una spirale: se il consumatore trova un buon vino a poco prezzo, si innesca una competizione del prezzo che svaluta la filiera. Noi lavoriamo proprio su questo, ossia sul generare valore lungo tuta la filiera. Due anni fa abbiamo fatto uno studio in cui abbiamo analizzato in termini di investimento quello che è il ritorno dei costi della formazione: se chi consiglia cosa comprare è preparato, in azienda come al ristorante o in enoteca, il consumatore spende fino al 25% in più”, conclude il Ceo Wset, Ian Harris. A questo, in soldoni, serve l’educazione al vino, a formare persone preparate nella filiera produttiva come tra i consumatori.

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