“Les Grands Jours de Bourgogne 2022”, il primo grande evento internazionale “di territorio”, dopo la pandemia, oltre a celebrare quella Borgogna che si conferma uno dei più importanti e prestigiosi territori del vino mondiale, segna anche, a suo modo, il ritorno alla normalità. I numeri di questo appuntamento d’altronde lasciano ben sperare: 950 le cantine presenti, solo il 10% in meno sul 2020, 5.700 vini in degustazione spalmati, dal 21 marzo al 25 marzo, in 12 diverse location sparse tra i villaggi della Borgogna. L’idea é quella di portare i visitatori a degustare nei luoghi dove vengono prodotti i vini delle varie denominazioni, cosi, ad esempio, i vini prodotti nell’areale di Vosnee Romané si degustano nello storico Château Du Clos De Vougeot.
Gli oltre 2.000 operatori del settore, giornalisti, buyer registrati quest’anno, numeri molto più bassi del solito per ragioni di sicurezza, sono arrivati per metà dalla Francia e per il resto da ben 55 diverse nazioni, in testa l’Italia, poi gli Usa, ma cresce anche il numero degli operatori che arrivano dall’Asia e dalla Cina, in particolare.
Tre le annate in degustazione, a cominciare dalla 2019, annata calda e siccitosa che ha messo a dura prova i vigneron della Borgogna, segnando peraltro un notevole calo della produzione che è stata di 1,23 milioni di ettolitri a fronte di una produzione media di 1,5 milioni degli ultimi 10 anni. Nonostante l’annata calda, però, i vini non sembrano averne risentito più di tanto: in attesa dei rossi che, ancora non sono usciti, i bianchi sinora assaggiati hanno mostrato freschezza e complessità, aiutati da una marcata mineralità che al palato si trasforma in sapidità a soccorso dell’acidità. Calda, ma molto più bilanciata, l’annata 2020: in cantina sono arrivate uve sane i vini dimostrano già delle grandi potenzialità e si prestano bene per l’invecchiamento, mentre la produzione é tornata sopra il milione e mezzo di ettolitri. Se la 2021, invece, rispetto alle tre annate precedenti, che hanno registrato un notevole anticipo della vendemmia, ha segnato il ritorno alla normalità - la vendemmia è infatti iniziata a metà settembre inoltrato - lo stesso non può dirsi per le rese, che sono state mediamente del 33% in meno per bianchi e rossi, a causa della terribile gelata dei primi di aprile. Le poche uve raccolte sono arrivate in cantina sane e perfettamente maturate, grazie ad una primavera che dopo la gelata è stata calda ed una estate senza grandi picchi di calore. Poca produzione quindi , ma di alto livello qualitativo.
Focus - I migliori assaggi di WineNews a “Les Grands Jours de Bourgogne 2022”
Chablis Premier Cru Cote des Lechet 2009 - Daniel Etienne Defaix
Daniel Defaix, vulcanico e simpaticissimo proprietario di una delle piu antiche cantine di Chablis fondamentalmente, se ne frega delle ragioni commerciali che vorrebbero che i vini vengano messi in commercio il prima possibile per fare cassa. Lui semplicemente li mette in commercio quando secondo lui sono pronti, cosi adesso vende l’annata 2009 del suo vino simbolo, il Cote des Lechet. Al naso si presenta ampio e complesso con sentori di anice, miele di lavanda, polline e spezie, mentre il sorso ancora incredibilmente freschissimo si caratterizza per l’ottimo bilanciamento tra frutto e acidità e un lungo finale sapido.
Saint Bris 2020 Clotilde Davenne
Clotilde Davenne è una vera icona di questa zona a nord della Borgogna conosciuta per i suoi vini a base di Chardonnay dalla proverbiale longevità. Ma Clotilde oltre a diversi cru di Chablis nella vicina Saint Bris , l’unica denominazione della regione dove si usa il sauvignon blanc ,produce un omonimo delizioso bianco dai sentori di di agrumi, salvia e frutta esotica, fresco e sapido in bocca dove oltre ad un bel ritorno del frutto registra anche una buona e intensa persistenza aromatica.
Chablis Premier Cru Butteaux 2020 Domaine Duprè
Alain e Valentine Dupré, sono tra i più giovani produttori di Chablis: pur avendo radici ben affondate nel tempo, sino al 2019 i loro genitori non avevano mai prodotto vini con una loro etichetta. Al momento sono solo tre i vini prodotti, tra cui pochissime bottiglie del Premier Cru Butteaux, dove possiedono poco meno di mezzo ettaro. Il millesimo 2020 incanta per un naso di rara nitidezza, pieno ampio fruttato, balsamico e con un tocco di tabacco biondo, per un sorso fresco, salino e di lunga persistenza.
Vosne Romanée Premier Cru Les Beaumonts 2020 Cecile Tremblay
Ormai da diversi anni i vini di questa dinamica produttrice sono entrati a pieno titolo nel ristretto “Olimpo” dei produttori di Borgogna. Il suo Les Beaumonts 2020 affascina per eleganza e leggiadria: frutti di rovo scuri, erbe balsamiche, mineralità ferrosa, quasi ematica, per questo vino dal sorso fresco e succoso ben bilanciato tra frutto, acidità e tannini, per un finale che ricorda l’arancia sanguinella.
Grand Cru Clos de Vougeot Vieilles Vignes 2019 Château de la Tour
Il Clos de Vougeot con i suoi quasi cinquanta ettari é uno dei Grand Cru più grandi dell’intera Borgogna. La famiglia Labet è l’unica che ha la cantina all’interno del Clos, di cui possiede la particella più ampia, più di sei ettari, Il millesimo 2019 delle vigne più vecchie, circa sessant’anni d’età, ha un naso di straordinaria intensità che rimanda al cassis, alla macchia mediterranea e alle spezie dolci, mentre il sorso si dipana bene tra un frutto maturo e succoso e una componente tannica fitta ed elegante.
Clos de Vougeot 2020 Meo Camuzet
Tra gli ottanta produttori che si dividono i 50 ettari del Clos de Vougeot c’é anche Meo Camuzet, storici produttori a Vosne Romanée. Il loro Clos 2020 ha la tipica eleganza ed austerità che caratterizza la loro produzione. Floreale e fruttato il naso intenso e profondo venato da una fresca vena balsamica, setoso e fresco il sorso dal frutto maturo ben integrato da tannini di rara finezza
Grand Cru Echezeaux 2020 Comte Ligier Belair
Quella dei Ligier Belair è una delle famiglie che ha fatto la storia della Borgogna , proprietari dello storico Château de Vosne Romanée: producono vini nel cuore della Cote de Nuits ormai da secoli. L’Echezeaux 2020, seppur giovane, mostra già grande carattere e autorevolezza. Ampio e sfaccettato al naso dagli aromi di ciliegia nera spezie gialle , rosa appassita ed erbe balsamiche, in bocca è pieno, succoso e ben supportato da una elegante cornice tannica.
Grand Cru Clos de Vougeot 2020 Manuel Olivier
Tra gli ottanta produttori che affollano i cinquanta ettari del Clos de Vougeot c’è anche questo piccolo produttore che ci ha affascinato per la tipicità non priva di originalità che caratterizza i suoi vini. Il suo 2020 di Clos de Vougeot ha un naso di rara piacevolezza dove si sposano erbe aromatiche in quantità con profumi di frutti di bosco scuri, fiori di lavanda e spezie, mentre il sorso armonico e persistente si allunga bene spinto da una fresca corrente acida per un finale lungo e pepato.
Gran Cru Grands Echezeaux 2020 Domaine Robert Sirugue
Le Grands Echezeaux, come molti altri Grand Cru di Borgogna, ha più proprietari degli ettari su cui si estende, poco meno di 8 ettari in questo caso. Molto promettente il vino di Robert Sirugue, proprietario di una piccola particella di questo mitico Grand Cru. Raffinato il bouquet che si allarga dai fiori di campo ai frutti di bosco rossi, ma anche spezie, resina, liquirizia e sottobosco mediterraneo. Pieno, sapido e di grande persistenza aromatica il sorso, dai tannini nobili perfettamente integrati al frutto tumido e succoso.
Grand Cru Clos de la Roche 2020 David Duband
David Duband ha smesso da tempo di essere considerato una promessa tra i giovani produttori di Borgogna, per essere ormai annoverato tra i pochi produttori che riescono ad interpretare in maniera eccellente anche le annate più spigolose. Il suo Clos de la Roche 2020 é poesia pura, un inno al pinot nero e alla Borgogna. Semplicemente esplosivo il naso, frutti rossi, fragoline, sambuco spezie dolci ed erbe balsamiche. La bocca ampia, fresca succosa si impossessa del palato senza fatica e soprattutto senza abbandonarlo mai. Chapeau.
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