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L’Espresso

Feudo Maccari e il sogno siciliano di Antonio Moretti Cuseri: quando Pachino incontra la Borgogna … Approcciando uno degli artigianati più raffinati di quella Regione-Continente che è la Sicilia, è inevitabile osservare che, al di là del ‘fenomeno’ dell’Etna, si tratta un territorio capace, in un momento di grande trasformazione per la viticoltura, di spingere decisamente sull’acceleratore, catalizzando l’interesse di una cospicua fascia di consumatori su una tradizione talmente radicata da essere parte della cultura. Ecco allora perché anche un personaggio come Antonio Moretti Cuseri, che la storia del vino italiano la stava scrivendo già in Toscana, con la sua Tenuta Sette Ponti, alla fine degli anni ’90, durante un viaggio in Val di Noto, rimase talmente affascinato da decidere di farla diventare il suo avamposto aziendale in Sicilia. Lo costruì con grande pazienza, collazionando i quasi 265 ettari totali della proprietà attraverso 50 proprietari diversi, arrivando a totalizzare circa 60 ettari vitati, stabilendo il cuore operativo a Maccari, con vigne affacciate direttamente sull’Oasi Naturale di Vendicari. Terreni che vanno dal calcareo bianco al sabbioso scuro, una bella dotazione di piante allevate nella maniera tradizionale, con focus in particolare sul Grillo e sul Nero d’Avola, oltre al Syrah, cui sono state dedicate attenzione peculiari. Un clima di grande biodiversità, dato che le viti, allevate secondo criteri improntati alla biodinamica, sotto la guida consulenziale del grande orticoltore francese Gilbert Bouvet, sono circondate da mandorli, carrubi, fichi d’India, limoni, palme e olivi. Grazie anche alla marcata ecletticità di cantina, dove si utilizzano vasche di acciaio inox, ovetti e tini di cemento e fusti di rovere, si ottengono vini (dalle bollicine, ai bianchi, ai rosati, ai rossi, ai vini dolci), poi divenuti ‘classici moderni’, di impeccabile pulizia ma soprattutto marcata impronta territoriale, un intenso tripudio immersivo sia al naso che alla bocca.

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