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VINO E TERRITORIO

L’Etna, diamante di Sicilia, da Doc a Docg, per crescere in qualità, percezione e valore dei vigneti

Il Consorzio, guidato da Francesco Cambria, inizia l’iter per il riconoscimento. Crescerà il numero delle “Contrade”, ma non gli ettari vitati

L’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, ed i suoi vini, che vedono assoluti protagonisti il Nerello Mascalese ed il Carricante, è stato senza dubbio il diamante più luminoso del vino di quel “continente enoico”, come spesso lo abbiamo definito, che è la Sicilia. I terreni vulcanici, l’influsso del mare e vigneti che si arrampicano tra versanti e contrade, valorizzati dai produttori, hanno saputo dare vita a vini unici, distintivi (protagonisti anche de “I Quaderni di WineNews”, Agosto 2023) che hanno conquistato critica e pubblico.
Un territorio antico, complicato e affascinante, quello dell’Etna (che abbiamo raccontato anche in questo video), ma anche dinamico, proprio come il suo vulcano,
dove ad aziende pioniere e storiche, come come Cottanera, Passopisciaro di Franchetti, Graci o Girolamo Russo, Castello di Solicchiata, per citarne solo alcuni, sino sono poi uniti tutti i principali nomi del vino di Sicilia, da Planeta a Donnafugata, da Tasca d’Almerita a Cusumano, senza dimenticare Pietradolce della famiglia Faro per fare degli esempi, e poi ancora investimenti importanti da fuori Regione, negli anni, come quelli di Angelo Gaja (che ha creato Idda, in partnership con Graci), Oscar Farinetti (in collaborazione con Tornatore) e Carlo Ferrini (con Alberelli di Giodo), passando per Piccini con Torre Mora, senza dimenticare il patron di Diesel, Renzo Rosso, che ha rilevato il 40% di Benanti, e l’investimento recente di Tommasi Family Estates a Linguaglossa, dove ha acquistato la tenuta (con cantina) della famiglia Bambara-De Luca (storici albergatori di Taormina), per fare alcuni esempi tra i tanti possibili.
Ed ora, questo movimento si è posto un nuovo obiettivo, che guarda ad una ancora migliore definizione dei vini dell’Etna, alla valorizzazione del patrimonio vitato e alla crescita nel posizionamento, con la scelta di passare da Doc (tra le più antiche d’Italia, già nel 1968) a Docg. Così ha deciso nei giorni scorsi l’assemblea dei soci del Consorzio di tutela dei Vini Etna Doc, all’unanimità, dando via all’iter. “È un percorso lungo, che durerà minimo due anni - spiega, a WineNews, il presidente del Consorzio, Francesco Cambria, che è anche alla guida della cantina Cottanera, con la sorella Mariangela Cambria (oggi a capo di Assovini, che raggruppa le migliori cantina di Sicilia, ndr) - con l’obiettivo a lungo termine di dare un maggior valore ai nostri terreni, ed elevare anche la percezione del valore della denominazione, portandola al livello più alto che è quello della Denominazione di origine controllata e garantita. E proprio il tema del valore dei terreni è uno dei più importanti: “ovviamente sono tante le variabili che influiscono sul valore di un vigneto, dall’esposizione all’altitudine, all’anzianità delle vigne - sottolinea Cambria, a WineNews - ma, in ogni caso, diciamo che, in media, oggi si parte da 160-170.000 euro ad ettaro a salire, e vorremmo che questo valore crescesse ancora un po’, non so dire di quanto, perchè è importante per la patrimonializzazione delle aziende e del territorio. E questo lo faremo anche rinnovando la richiesta del blocco per i nuovi impianti, che è quadriennale e scadrà a giugno 2024, ma che vorremmo mantenere”.
In ogni caso, si tratta di una “decisione importante, direi storica, per tutto il territorio etneo - commenta ancora Cambria - stata presa all’unanimità dai tanti soci in assemblea, all’interno di un clima di grande collaborazione e partecipazione. Il desiderio, da parte di tutti i produttori della nostra denominazione, è quello che venga definitivamente legittimato, anche attraverso il raggiungimento del gradino più alto della piramide del sistema delle certificazioni di denominazione, il grande lavoro sin qui svolto e il prestigio che ormai il mercato ha riconosciuto ai nostri vini”. “Ci sono alcune prassi che devono essere seguite con grande attenzione da parte del Consorzio”, spiega ancora Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio. “Presenteremo, prima di tutto, la richiesta alla Regione Siciliana che valuterà la documentazione e la rappresentatività della denominazione. In seguito, conclusasi questa fase, entrerà in gioco il Comitato nazionale vini Dop e Igp, organo del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Difficile fare previsioni certe, ma pensiamo che tutto l’iter potrebbe durare circa due anni”.
Ovviamente, il passaggio da Doc a Docg comporterà anche delle modifiche al disciplinare di produzione. Per la tipologia “Spumante”, spiega il Consorzio, verrà aggiunta la possibilità di utilizzare la varietà Carricante, oltre a quella già presente, ovvero il Nerello Mascalese, e sarà, inoltre, possibile produrre la versione Pas Dosé. La resa della tipologia Etna Rosso con Unità Geografica Aggiuntiva verrà diminuita, mentre il numero delle Contrade - attualmente 133, riconosciute a partire dal 2011 e legalmente equiparate a Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) - aumenterà, a seguito della richiesta di produttori presenti in aree ancora non delimitate in Contrade. Infine, nel futuro disciplinare Docg, sarà possibile indicare come Unita Geografica Aggiuntiva (Uga) il nome di uno dei venti comuni, se le uve provengono interamente da quel territorio. Non cambieranno, invece, i confini complessivi della denominazione etnea. Nel 2022 gli ettari vitati rivendicati sono stati 1290,82, suddivisi tra 442 viticoltori. La produzione, sempre nel 2022, è stata di 43.651,09 ettolitri rivendicati a Doc Etna, pari a 5,8 milioni di bottiglie.
“Le modifiche che verranno apportate al nuovo disciplinare ci consentiranno di aumentare ulteriormente il livello qualitativo dei nostri vini e di fornire ai consumatori elementi che rendono la nostra produzione ancor più distintiva” conclude il presidente Francesco Cambria. “Siamo una denominazione in salute, molto attenta a difendere la specificità della nostra viticoltura, caratterizzata da un meraviglioso patrimonio di vitigni autoctoni, allevati all’interno di un territorio unico come quello rappresentato dal vulcano attivo più alto d’Europa, l’Etna”.

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