Una denominazione storica ma con lo sguardo proiettato al futuro, sinonimo di dinamicità come confermano i nuovi progetti all’orizzonte per quello che può essere considerato come il gioiello della Sicilia. Una regione alle prese, negli ultimi anni, con un vero e proprio Rinascimento di bellezza trainato dal comparto del vino e, in particolar modo, dai produttori la cui mano è stata decisiva in un territorio affascinante ma morfologicamente difficile con i vigneti che, dalle pendici del vulcano patrimonio Unesco, arrivano fino al mare.
Prima denominazione ad essere istituita in Sicilia nel 1968 e tra le prime in Italia, l’Etna Doc si estende su un vigneto di 1.500 ettari racchiusi in 20 comuni e 133 contrade. Oggi l’omonimo Consorzio di tutela, che rappresenta il 90% del potenziale produttivo complessivo, riunisce 220 aziende per una produzione media annua di 6 milioni di bottiglie, di cui il 60% viene esportata, in particolare negli Stati Uniti, in Canada, Svizzera e Regno Unito.
Secondo lo studio “Se tu togli il vino all’Italia. Un tuffo nel bicchiere mezzo vuoto”, realizzato a Vinitaly 2024 dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly e Prometeia, il contributo sul territorio della Doc siciliana vale fino a 10 volte più del valore del vino (franco cantina): ogni bottiglia prodotta e consumata in loco è capace di generare un impatto (diretto, indiretto e indotto) sul territorio quantificabile in 82 euro. E mentre l’iter per ottenere la Docg è partito si guarda anche al contenimento produttivo a sostegno della crescita qualitativa e del posizionamento della denominazione. Si conferma, pertanto, la linea del Consorzio di tutela dei vini Etna Doc che, nell’assemblea dei soci, ha centrato l’obiettivo della coesione deliberando, all’unanimità, il rinnovo della strategia di gestione contingentata dell’iscrizione dei nuovi vigneti ad Etna Doc. Il Consorzio ha stabilito per il prossimo triennio (dall’1 agosto 2024 al 31 luglio 2027) il limite massimo di 50 ettari annuali di nuovi impianti iscrivibili alla Do. Ogni azienda potrà chiedere l’idoneità al Consorzio per un massimo di un ettaro all’anno e, qualora le richieste superassero il plafond annuale, la superficie autorizzata alle singole aziende sarà ridotta proporzionalmente.
“L’aumento controllato delle superfici è una condizione necessaria - ha commentato il presidente del Consorzio di tutela dei vini Etna Doc, Francesco Cambria - per una crescita ragionata della denominazione. Una scelta che tutela il territorio e, allo stesso tempo, garantisce un posizionamento sui mercati sempre più orientato alla qualità. Una decisione presa, con un voto unanime, in una assemblea molto partecipata, che dimostra la maturità dei produttori anche su un argomento così divisivo. Il bando del Consorzio punta a salvaguardare gli interessi dell’intera denominazione, dando pari opportunità di crescita ai produttori”.
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