L’export agroalimentare made in Italy va veloce: +9% a valore nei primi cinque mesi 2024

Un inizio a velocità sostenuta tanto che un nuovo primato è all’orizzonte. Se il trend di crescita dei primi cinque mesi dell’anno verrà infatti mantenuto, le esportazioni agroalimentari made in Italy potrebbero sfiorare, nel 2024, la quota record di 70 miliardi di euro in valore, mai registrata prima, con un traino importante sull’intero export tricolore del quale proprio il cibo è il primo ambasciatore nel mondo. A dirlo è una proiezione Coldiretti su dati Istat relativi al periodo gennaio-maggio 2024 diffusa in occasione del G7 del Commercio, in corso in Calabria.
I prodotti agroalimentari fanno registrare una crescita complessiva del 9% nei primi cinque mesi, in controtendenza rispetto al dato generale che vede le vendite all’estero stagnanti (-0,1%). Tra i principali Paesi acquirenti, la crescita più consistente è quella sul mercato statunitense, il primo sbocco extra Ue, con un aumento del 19%, ma buone notizie arrivano anche da Gran Bretagna (+9%), Germania (+5%) e Francia (+3%). Tra gli altri mercati, da segnalare la crescita del 15% in Cina e del 23% in Russia.
Ma per il settore il campione dell’export tricolore nel mondo si conferma il vino, come già analizzato da WineNews su dati Istat, con una crescita del 7% nei primi quattro mesi 2024, mentre al secondo posto si piazza l’ortofrutta trasformata (+11%) e al terzo i formaggi (+8%), seguiti dalla pasta e dagli altri derivati, dai cereali (+6%), da frutta e verdura fresche (+6%) e dall’olio d’oliva, che registra un aumento in valore del 70%, e, infine, dai salumi (+18%).
“Per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia nazionale - ha sottolineato il presidente Coldiretti, Ettore Prandini - serve abbattere gli ostacoli commerciali a cominciare dal fenomeno dell’agropirateria, con il valore del falso made in Italy agroalimentare nel mondo che è salito ad oltre 120 miliardi sottraendo risorse e opportunità di lavoro all’Italia. Un problema che riguarda tutti i continenti e colpisce in misura diversa tutti i prodotti, con il paradosso peraltro che i principali taroccatori delle specialità tricolori sono i paesi ricchi”. Ma è importante anche colmare i ritardi infrastrutturali dell’Italia che, spiega Coldiretti, “costano al Paese oltre 93 miliardi di euro di mancate esportazioni, di cui ben 9 miliardi riguardano il solo agroalimentare, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga. Un gap inaccettabile che va superato migliorando i collegamenti all’interno del Paese e quelli con il resto del mondo con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo per affiancare al trasporto su gomma quello per via marittima e ferroviaria in alta velocità. L’obiettivo è portare il valore annuale dell’export agroalimentare a 100 miliardi nel 2030”.