Buone notizie per il vino made in Australia, una delle potenze enoiche più rilevanti al mondo, che vede crescere il proprio export. A giugno 2025, nell’arco dei dodici mesi, secondo quanto riportato da Wine Australia, le esportazioni sono aumentate del 13% in valore, toccando quota 2,48 miliardi di dollari australiani (pari a circa 1,38 miliardi di euro, ndr), e del 3% in volume, a 639 milioni di litri. Il valore medio delle esportazioni è aumentato del 10%, raggiungendo i 3,88 dollari al litro.
A trainare il risultato è il dato che arriva dalla Cina, che segna +123% in valore a 893 milioni di dollari (circa 500 milioni di euro), e che dimostra quanto, ormai, siano lontani i tempi del conflitto commerciale con i dazi cinesi che avevano affossato il vino australiano. Anche se, va sottolineato, gli ordini dalla Cina, dopo un “boom” iniziale, stanno rallentando e, comunque, restano molto lontani dai livelli del 2018. Peter Bailey, responsabile Market Insights di Wine Australia, ha affermato che gli ultimi dati mostrano come l’impatto della riapertura del mercato cinese, avvenuta a marzo 2024, stia iniziando a stabilizzarsi. “L’aumento annuo delle esportazioni è stato quasi interamente trainato dalla Cina continentale, dopo la rimozione dei dazi sul vino australiano in bottiglia alla fine di marzo 2024. Sono trascorsi oltre 12 mesi da quando i dazi nella Cina sono stati rimossi e l’iniziale impennata delle esportazioni si è attenuata.
Il trimestre conclusosi a giugno 2025 ha registrato un valore inferiore del 35% sullo stesso trimestre dell’anno precedente. Ciò indica che il livello delle esportazioni verso la Cina continentale potrebbe normalizzarsi dopo la fase iniziale di riassortimento”. Anche perché, fa notare Bailey, ma lo si vede anche dai dati che riguardano l’Italia, è evidente, a livello generale, “il calo del consumo di vino nel mercato cinese negli ultimi cinque anni; il mercato è ora solo un terzo delle dimensioni che aveva nel 2019”, e per l’Australia “il volume spedito in Cina è la metà di quello che era al suo picco nel 2018”. Le esportazioni verso il resto del mondo sono diminuite dell’11% in valore, attestandosi a 1,59 miliardi di dollari, e del 6% in volume, e quindi a 554 milioni di litri. Un calo in valore su cui incide molto Hong Kong (-54% a 127 milioni di dollari), mentre quello in volume riflette la ridotta offerta di vino australiano disponibile per l’export, dopo tre annate più limitate, nonché una riduzione della domanda dai principali mercati di esportazione. Le esportazioni di vino australiano verso gli Stati Uniti sono diminuite del 10% in volume, attestandosi a 111 milioni di litri, e del 12% in valore, fermandosi a 314 milioni di dollari, il valore più basso degli ultimi due decenni. Giù anche il Regno Unito (-1% in valore e -6% in volume), e se il Canada mostra un +7% in valore, il dato in volume è in calo (-10%). Le esportazioni verso il Sud-Est asiatico sono invece aumentate del 4% in volume, trainate da Paesi come Thailandia, Singapore e Malesia, riflettendo un trend positivo che vede un tasso medio di crescita del 6%, in volume, dal 2020.
E, intanto, sono arrivati anche i numeri della vendemmia. Sempre secondo i dati pubblicati da Wine Australia, la produzione di uva da vino del 2025 sarà di 1,57 milioni di tonnellate, 160.000 tonnellate (11%) in più del 2024, ma 140.000 in meno sulla media decennale (1,71 milioni di tonnellate). “La produzione del 2025 equivale a circa 1,1 miliardi di litri di vino, in linea con le attuali vendite di vino australiano sui mercati nazionali e di esportazione”, ha detto Bailey. Il valore totale della vinificazione australiana, nel 2025, secondo la stima fatta, ammonterà a 1,13 miliardi di dollari, ovvero 136 milioni di dollari in più (14%) sul 2024. La minore produzione rispetto alla media a lungo termine è probabilmente dovuta, secondo Wine Australia, a fattori sia stagionali che strategici, con un calo della domanda di vino a livello globale che ha determinato un adeguamento da parte del settore vinicolo australiano.
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