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Libero

Gli italiani amano il vino, ma non bevono mai per dimenticare ... Dibattito con Mannheimer e la Turco... Gli italiani non bevono per dimenticare come fanno invece gli inglesi e gli svedesi. Una storia d’amore finita male, litigi o battibecchi con amici di vecchia data. Nulla ci induce ad affogare i dispiaceri nell’alcol. Sorseggiamo semmai un bicchiere di qualità possibilmente accompagnato da un buon cibo.
A misurare il polso di questo atteggiamento tutto mediterraneo è lo studio realizzato dall’Ispo, l’Istituto per gli studi sulla pubblica opinione, presieduto da Renato Mannheimer, presentato ieri a “Roma eventi” durante un incontro sul tema “Culture del bere a confronto”. Si tratta di uno stile “gourmet”, descritto dall’indagine condotta su un campione di 806 casi rappresentativi della popolazione over 18, che per il 92 per cento degli intervistati implica bere poco ma bene, mentre solo il 4 per cento ammette di alzare talvolta il gomito. Il 48 per cento, addirittura, non beve affatto, mentre il 23 per cento beve spesso ma in modo contenuto. Ma c’è un ma. Ed è rappresentato dal punto di vista di chi gestisce la sanità pubblica. Donato Greco, a capo del Dipartimento di prevenzione e comunicazione del ministero della Salute, punta infatti il dito contro “questi messaggi tranquillizzanti, che noi non condividiamo in alcun modo”.
E ricorda, a margine dell’incontro, che secondo i dati in possesso dell’Istituto superiore di sanità ben “il 14 per cento degli italiani beve troppo”, e che l’alcol “provoca 25mila morti l’anno”. Rappresenta, dunque, “un grosso problema del Paese su cui occorre tenere desta l’attenzione”. “Non abbiamo misurato quanta gente si ubriaca in Italia”, sottolinea Mannheimer, “né i morti provocati dall’alcol. Ci siamo limitati a fotografare l’atteggiamento culturale della popolazione”. Ed emerge chiaramente che gli italiani sono più moderati, più temprati sul fronte alcol, rispetto ad altri popoli europei.
“Non cambierò certo la mia ricerca”, ha precisato il sociologo, “per motivi politici. Ci limitiamo a rappresentare i fenomeni per quello che sono”. D’altra parte, un’ammissione sulla correttezza dell’indagine arriva dallo stesso ministro della Salute Livia Turco che osserva: “I dati presentati da Mannheimer sono in linea con quelli forniti dall’Organizzazione mondiale della sanità. Però le stesse statistiche dell’Oms ci mostrano un pericoloso incremento dell’abitudine al bere per ubriacarsi, anche nel nostro. Paese e soprattutto tra i giovani”.
E in effetti lo studio dell’Ipso per Master2000 non prende in considerazione i ragazzi dai 14 ai 18 anni. Fra i maggiorenni, comunque, solo l’8 per cento dei bevitori italiani, - circa il 4 per cento della popolazione adulta - cede al drink per dimenticare, contro il 39 per cento degli inglesi e il 31 per cento dei ciprioti.
E se gli italiani evitano di bere quando sono a casa in completo relax, gli inglesi anche tra le mura domestiche non rinunciano al cicchetto lontano dai pasti (12 per cento dei bevitori), così come il 7 per cento degli svedesi. A sorpresa, emerge inoltre un’Italia “bacchettona” sul fronte ubriachezza. Chi alza il gomito è più accettato in tutti gli altri Paesi, in particolare a Cipro. Il 40 per cento degli italiani, invece, non approva o accetta poco la sbronza.

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