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La regina del vino ... E’ una donna il miglior sommelier italiano... Su il sipario, il sommelier è donna. Una volta tanto, anche le numerose ragazze che si sono diplomate ai prestigiosi corsi dell’Associazione Italiana Sommeliers hanno di che gioire: una di loro, Nicoletta Gargiulo, ha vinto lo scorso sabato il premio di Miglior Sommelier d’Italia. Un riconoscimento ambitissimo non solo da noi, ma dappertutto: quella dei sommelier italiani è infatti l’associazione di categoria che vanta il maggior numero d’iscritti al mondo, e i professionisti del Bel Paese sono assai richiesti e contesi.
E ai concorsi hanno trionfato quasi sempre uomini. Basti pensare che l’ultima donna a salire sul gradino più alto del podio del Miglior Sommelier d’Italia fu Lucia Pintor, nel 1987. E prima di lei, fin dall’istituzione del premio nel 1967, nessun’altra. Ci voleva proprio Nicoletta, sorrentina, classe 1975, diploma scolastico alberghiero col massimo dei voti, a ricordare che nell’Ais la componente femminile è assai importante. Dopo i tre corsi necessari per i1 diploma di sommelier Ais, Nicoletta ha poi affrontato gli esami per diventare Degustatore Ufficiale della medesima Ais, e anche quelli per essere abilitata alla funzione di Relatore (ossia, per insegnare ai corsi degli aspiranti sommelier). Aveva già tentato la partecipazione al concorso nazionale nel 2003 e nel 2006: niente da fare, il premio fu vinto da due uomini, due grandi professionisti come Savino Angeletti e Michele Garbuio.
Intanto però Nicoletta si è tolta lo sfizio di mettere in saccoccia il premio di Miglior Sommeier della Campania: come tale, è stata ammessa anche quest’anno alla competizione nazionale. Ce lo racconta lei stessa: “Al concorso sono ammessi i finalisti regionali selezionati in tutt’Italia. I semifinalisti nazionali erano 16, me compresa”. E com’è il concorso? “Le semifinali comprendono anche un questionario: 30 domande in 30 minuti sullo scibile degustatorio. Poi, degustazione di tre vini alla cieca, senza vedere la bottiglia. Poi, abbinamento di cibi e vini e stappatura dello spumante”. Prove impegnative, ma non impossibili per lei, che ne aveva affrontate di simili per abilitarsi Degustatore ufficiale e Relatore. Le ha superate, arrivando in finale dopo una selezione feroce: “Alla finale ci siamo arrivati in 3. E lì è stato difficile”. In effetti, la prova finale è un po’ la summa di tutte le buone qualità che deve avere un sommelier, comprese cultura dell’accoglienza e conoscenza delle lingue. Lo racconta lei stessa: “Ancora degustazioni, e anche la prova che tutti i profani chiedono agli appassionati: quella di assaggiare un vino alla cieca e di riconoscerlo. Ne ho indovinati due su tre. Poi, abbiamo dovuto leggere una carta dei vini con degli errori da scoprire e da correggere. Quindi abbinare vini italiani e spagnoli a un menù completo, e simulare l’accoglienza di un cliente in lingua inglese”. Come vedete, chi considera il sommelier come fosse un semplice versavini è decisamente fuori strada.
Nicoletta, che vanta anche una collaborazione col celeberrimo ristorante Don Alfonso 1890 di Sant’Agata sui Due Goffi (Napoli), oggi ha in custodia la cantina e il servizio al ristorante agrituristico Casa Scola, a Gragnano, patria del più famoso vino napoletano. Però è facile che possano aprirsi per lei le porte di qualche locale di grande prestigio, magari all’estero. I1 fatto di essere donna è un impiccio, per la carriera? “No, ritengo che un uomo e una donna, se sono bravi, come sommelier possano sfondare entrambi”. Ma solo un’altra prima di lei ha vinto... “Le donne sommelier sono molte. Forse sono ancora poche quelle che si iscrivono, si lanciano nelle competizioni”. E’ vero che le donne hanno un olfatto forse più sensibile di quello dei maschi? “Dicono di sì. In ogni caso, ciò che conta è l’allenamento, il degustare molto e con attenzione”.

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