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Vino & vini ... Alla prova dell’export... Export, croce e delizia dell’enologia italiana. Strada obbligata per le etichette del Belpaese dove i consumi di vino sono strutturalmente in calo, ormai a 43 litri all’anno a testa (erano quasi 55 nel 1997). Ma anche giungla selvaggia in cui è sempre più difficile muoversi e reggere la concorrenza dei competitor mondiali, che spesso puntano su prezzi stracciati per erodere mercato. E, alla fine, i freddi numeri raccontano in sintesi la frenetica realtà: nel 2009, anno più acuto della crisi economica mondiale, il vino italiano all’export ha segnato il +6,2% in quantità, ma il -6,1% in valore, per 19 milioni di ettolitri e 3,4 miliardi di euro. E, se nella prima parte del 2010, i segnali sono positivi e fanno ben sperare, con il +8,4% in valore e +8% in volume, secondo Assoenologi, a preoccupare è “il perdurare delle forti pressioni sui prezzi, tali da non consentire margini adeguati alle imprese: in sostanza, l’espansione della domanda non è accompagnata dalla crescita dei valori medi unitari, che restano fermi a 1,78 euro/litro”. Una preoccupazione condivisa anche da Federvini, che seppur guarda con ottimismo alla ripresa in mercati sia tradizionali come Stati Uniti e Canada, sia più “giovani” come Oriente e Russia, considera la remuneratività dell’export un problema “che riguarda l’intero comparto - spiega il direttore generale Ottavio Cagiano - al di là della dimensione aziendale. In questi ultimi 2 anni, vendemmie particolarmente sostenute come costi, hanno creato una pesantezza che tocca l’intero settore”. Predica prudenza Lucio Mastroberardino, appena eletto presidente dell’Unione italiana vini: “L’export sta tirando un po’ su tutti i mercati di consumo. Ma i numeri crescono anche perché i distributori esteri hanno smaltito gli stock e oggi preferiscono avere meno bottiglie in magazzino che in passato, quindi c’è maggior movimento. Ma per vedere se la ripresa sarà davvero significativa dovremo aspettare gli ultimi 3 mesi dell’anno, in cui si concentra buona parte del fatturato”. A rinfrescare la torrida estate con una ventata di ottimismo è Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc: “Le notizie sul fronte dell’export sembrano essere in deciso miglioramento, ci sono buoni segnali da tutti i mercati più importanti. Sono i vini di fascia media, quelli con il miglior rapporto qualità prezzo, a dare i risultati più interessanti. E tra i territori che vedo in maggior ripresa ci sono la Toscana, tutto il Sud con Puglia e Sicilia in testa, e, per i bianchi, soprattutto il Friuli e il Trentino Alto Adige. E poi, in generale, tutti i territori a vocazione spumantistica, dalla Franciacorta al Trentodoc, dal Prosecco all’Asti”. Motivi per “pensare positivo”, dunque, ci sono. Anche perché il vino, nonostante le difficoltà, riesce a contribuire al “plus” del nostro export con la bellezza di 3,2 miliardi di euro all’anno. E poi perché, comunque, oggi il vino italiano gode di un’immagine di grande prestigio nel mondo. E non è sempre stato così. “Anzi, anche nel recente passato, qualcuno all’estero si chiedeva perché comprare i vini del Belpaese”. Lo racconta il Marchese Piero Antinori, alla guida di una delle famiglie storiche e più prestigiose dell’enologia tricolore. “Tanto è stato fatto. Mi ricordo di quando, 40 anni fa, cominciai a girare il mondo per vedere il nostro vino e in Canada, per esempio, mi si chiedeva perché qualcuno avrebbe dovuto comprare vino italiano. I progressi, in questo senso sono sotto gli occhi di tutti. Fondamentale, per la promozione nei Paesi terzi, sfruttare bene i 335 milioni di euro messi a disposizione dall’Ocm vino da qui al 2013. E, tra i promessi nuovi “Eldorado” del vino italiano, sostengono tutti, c’è l’Oriente e la sua porta principale, la Cina, mercato ancora relativamente piccolo (9 milioni di euro esportati nel 2009), ma in costante crescita. Proprio per rendere più facile la “via della Seta” alle cantine italiane, c’è anche il protocollo d’intesa, firmato in aprile da Vinitaly, la più importante rassegna del settore, con il Trade Development Council di Hong Kong (Hktdc), che prevede la realizzazione di eventi e attività a Vinitaly e nell’Hong Kong intemational Wine & Spirits Fair, dove l’Italia sarà Paese partner nel 2011.

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