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Libero

“Il Talento? “Noi trentini ne abbiamo da vendere” ... Parla Rizzoli (Mezzacorona)... E poi dicono che il vino è sempre un po’ troppo uguale a se stesso. Dovreste conoscerlo Claudio Rizzoli, giovanissimo amministratore delegato di una cantina, Rotari, del gruppo Mezzacorona che in un decennio è diventata leader nel mercato degli spumanti ed è seconda solo a Ferrari in questo segmento. La cantina è un gioiello tecnologico e architettonico: escono da qui ogni anno due milioni e mezzo di bottiglie Metodo Classico. Con prezzi che oscillano da 9 a 13 euro e affinamenti che vanno anche oltre i trenta mesi.

Un successo?

“Sì, un successo ma si deve poter fare meglio. Sul mercato italiano lo spumante metodo classico tiene bene ma sui mercati esteri facciamo fatica. Abbiamo due concorrenti: la Francia con lo Champagne e la Spagna con i Cavas che si presentano uniti. Noi italiani invece andiamo in ordine sparso. Per questo insisto sul marchio Talento: deve diventare il nostro segno distintivo”.

Eppure le statistiche dicono che gli spumanti italiani hanno retto meglio alla crisi...

“È vero, ma bisogna fare la tara su questi dati al grande successo del Prosecco e alla forza dell’Asti. L’Italia ha una grande opportunità: riesce con i suoi spumanti a coprire tutta la gamma. Il Prosecco per gli apentivi e il bere amichevole, l’Asti, per i fine pasto e poi abbiamo i nostri grandi Metodo Classico, i Talento appunto, vini di straordinario fascino da tutto pasto. Con questa forza dovremmo fare meglio”.

Ma il Trento Doc come va?

“Complessivamente tiene bene. La scelta di puntare sullo Chardonnay ha premiato. Ma la situazione è difficile. Anche perché la competizione ormai si fa sul prezzo e questo ci penalizza perché non consente di far apprezzare fino in fondo la nostra qualità. Dobbiamo anche insistere sul legame vino-gastronomia italiana. E forse dovremmo migliorare anche un po’ nelle tecniche e rinnovare le azioni di marketing. Insisto dobbiamo affermare il marchio Talento”.

Sì, però i numeri di Rotari non sembrano da buttare...

“Non dico questo: se guardo alla nostra azienda non posso che essere soddisfatto. Siamo la seconda realtà spumantistica trentina, abbiamo la leadership di mercato nella grande distribuzione, cresciamo anche in momenti di mercato difficile sia in Italia sia all’estero. Andiamo bene, ma il successo di pochi non è vero successo. Dobbiamo affermare il nostro sistema vino. E per questo dal Trentino stiamo lavorando”.

C’è spazio per crescere ancora?

“Sì. La nostra qualità non si discute, anche i prezzi che pratichiamo intomo ai nove euro di media allo scaffale sono percepiti dal consumatore come più che accettabili e sono per noi remunerativi. Ci serve però un miglioramento complessivo dell’immagine Italia. Per ora il nostro punto di forza è il mercato interno dove si beve ormai quasi ed esclusivamente spumante italiano. Ma noi siamo destinati a portare la nostra sfida all’estero. È lì che si vince davvero”.

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