02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Libero

Una vite di qualità per un futuro rosa ... Per Gianni Venica “il vino del Friuli è a una svolta. Vinciamo con il Friulano soltanto se mettiamo da parte le rivalità”... “Andiamo?”... Se proprio si deve. E comincia una camminata, erta, su di un calanco scosceso, sotto un sole a picco. “Ci voleva un po’ di caldo: maggio e giugno sono stati un disastro, ma ora le bimbe si stanno riprendendo”. Le bimbe? “Ma sì le mie bimbe, le vigne”. Nascosta da una minima foresta di acacie ecco la sorgente del Ronco delle Cime, uno dei “Friulano” che stanno al top della qualità. Guardo appena oltre e vedo il Brda, il Collio sloveno. Vi leva ancora il sonno la concorrenza dei dirimpettai? Gianni Venica sembra non ascoltarmi; sta accarezzando le viti, sta palpando le foglie, guarda le infiorescenze. Poi si ripiglia. “Ma no, ma no. Guarda che le cose in Friuli stanno cambiando. Abbiamo capito che qui bisogna fare sistema, avere qualità diffusa, mettere da parte le rivalità. Sai che ti dico? La faccenda del Tocai che ora abbiamo battezzato Friulano, alla fine è stata un bene. Abbiamo perso troppo tempo a disputare con gli ungheresi. Vogliono chiamarlo Tockaj solo loro anche se fanno un vino dolce e il nostro è un bianco che sa di natura, di mandorle e di minerali? E facciano pure”.

Non sarà per via dei 10 milioni di euro per la promozione del Friulano che stanno arrivando dall’Europa che siete tanto soddisfatti?

“Quei dieci milioni sono soldi benedetti, ma sono anche un bel problema. Dovremo trovare un buon modo per investirli: farci spazio sui mercati emergenti. Ma per favore non le degustazioni collettive, non i soliti triti riti del vino. Serve comunicare la qualità direttamente ai nostri clienti. No, sono soddisfatto perché lo shock del Tocai ci ha costretto a guardare in faccia la realtà. Eravamo divisi, eravamo diventati in troppi a imbottigliare, c’era una scarsa identificazione dei territori. Ora stiamo riflettendo su tutto, in positivo. Il Collio si è fuso con il Carso, i Colli Orientali si stanno fondendo con il Ramandolo, queffi del Collio sloveno anche per via della crisi hanno cominciato a capire che il loro spazio sul mercato ce l’hanno non facendo concorrenza a noi, ma cercando una loro fascia di prezzo. Anche se detto fra noi in Friuli c’è qualcuno che sta svendendo il vino. E questo non è un bene. È faticoso ma le cose stanno cambiando in meglio”. Gianni Venica, che con Giorgio suo fratello condivide la passione per i motori e ha condiviso la fatica di far crescere l’azienda di famiglia da 9 a oltre 30 ettari portandola ai massimi vertici di qualità e che con sua moglie Ornella ha dato una scossa al Turismo del Vino, alla promozione e al modo di presentare il Friuli in giro per il mondo, non le manda a dire. E dunque ha davvero una speranza in fondo al cuore. “Ci sono tre elementi positivi. Il primo: il mercato del vino bianco di qualità è in forte ripresa. Il secondo: i brand dei maggiori produttori si sono definitivamente affermati e che c’è in questi territori una vera leadersbip, il terzo: la crisi ha scremato. Chi faceva vigna solo per speculare sui terreni ha abbassato la cresta. Sono cresciuti in modo abnorme gli imbottigliatori, ma si comincia a separare chi fa qualità da chi cercava solo di sfruttare la situazione”.

Non c’è nulla che va storto?

“Tanto. Il mercato ora non ti fa più l’ordine massiccio, vendi giorno per giorno e devi adeguare l’azienda. La Germania guarda solo al prezzo, per fortuna tiene l’Austria. In America ci sono grandi spazi e secondo me con il Friulano abbiamo ottime opportunità sui mercati emergenti. Si fa più fatica a vendere e a incassare, ma in compenso si vende meglio. Con un grande bianco come il Friulano il futuro può essere rosa. A condizione che sappiamo fare sistema. Le risorse ora ci sono, la qualità del vino pure. Se il Friuli trova coesione e la politica ci sostiene con risposte precise ai problemi delle aziende si può brindare”.

Ma forse era meglio brindare col Tocai?

“Ma di che parliamo... Brindiamo con il Friulano. Il Tocai è acqua passata, il Friulano è il nostro vino. Che è quello di ieri e sarà quello di domani. Perché qui i vignaioli sussurrano all’uva”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su