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Libero

Zibibbo e Protezione 15 in mezzo al mare. Nelle acque di Pantelleria sulla scia di re Giorgio ... Di isole ne ho viste tante. Sono fra le mie mete preferite. Amando la vela e andare per mare, come non finire in qualche meravigliosa terramare del Mediterraneo? Dopo tante volte che mi capitava di
pensarci, finalmente approdo a Pantelleria e me ne sono perdutamente innamorata, cosa accaduta già a molti altri prima di me. Tornata a casa la prima parola che dico per descriverla è: inospitale. Con il Maestrale non arrivano i traghetti e con lo Scirocco gli aerei hanno problemi ad atterrare e se le nuvole sostano sopra la pista non ce la fanno a decollare. Si presenta difficile, selvaggia e unica, un po’ come me. La sua natura poi è pronta a tutto pur di sopravvivere con la sua coltura eroica sia della vite che dell’olivo. Ma in un’unica parola è “magica”. Un soggiorno fatto di scoperte, come quelle che si fanno nel mondo del vino. Dopo una intensa giornata di mare, mi conciliavo alla notte fuori dal mio dammuso al Pantelleria Dream sorseggiando il passito, e ascoltando il vento circondata dai fichi d’India e dalla macchia mediterranea. Ma se devo identificare un vino per l’estate ora ce l’ho ben chiaro. Avevamo preso un gozzetto per fare il giro dell’isola e i bagni nelle calette. Eravamo fermi a Cala Cinque Denti, una delle più suggestive, con acque cristalline che vanno dal turchese al verde smeraldo. I miei compagni di viaggio tirano fuori pinne e maschera e cominciano l’esplorazione. Io invece rimango indolente con l’iPod, nelle orecchie Max Gazzè e la sua “Mentre Dormi”, a dondolarmi. Nel mentre guardo un’imbarcazione vicino alla nostra e scorgo lui, il Re indiscusso sull’isola di Pantelleria, l’uomo che già adoravo ai tempi di American Gigolò
quando vestiva un giovane Richard Gere con le sue giacche: Giorgio Armani, il quale con il cellulare all’orecchio si muove sulla barca fra i suoi ospiti e va verso un enorme secchiello colmo di ghiaccio. Lì la mia attenzione va alle stelle, chissà con quale vino brinderà Armani al sole del
tramonto? Ero curiosissima, e soprattutto mi chiedevo se da quella distanza avrei capito l’etichetta. Ma lui mi avrebbe sorpreso. Dai cubetti di ghiaccio tira fuori non una bottiglia, ma un tubetto di crema solare, e con quel suo sorriso accattivante mentre parla ai suoi ospiti si spalma la sua
protezione alla giusta temperatura. Grande Giorgio! Solo tu potevi pensare a questa soluzione e con questa classe. Per reazione vado verso la mia “borsafrigo” che perdeva molto in charme dopo quello che avevo appena visto e ho tirato fuori una bottiglia meravigliosa: “Gibelè” vino Zibibbo, ovvero Moscato di Alessandria, insolitamente vinificato in versione secca. Dodici gradi che mi hanno regalato al naso una esplosione floreale di glicine e gelsomino, di agrumi di Sicilia e pesca bianca succosa. Mentre il sole cominciava a diventare arancione, percepivo quella sapidità tutta marina e una lunghissima persistenza aromatica. D’altronde, caro Giorgio, ognuno ha le sue manie, tu metti
nel ghiaccio le tue meravigliose creme, ma io anche se metto delle sensazionali bottiglie di vino in una qualunque borsa frigo non viaggio mai senza i miei bicchieri di cristallo dentro la loro apposita Travel bag, altrimenti che gusto ci sarebbe? E tu mi insegni che è il “come” che conta!

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