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Libero

“Modernità e territorio” ... La parola a Miriam Caporali. Da Tenuta Valdipiatta il decalogo per il Rinascimento delle vigne... Finalmente! Esclamazione liberatoria sentendo una vignaiola di esprit, pari alla sua grazia e alla qualità dei suoi vini, dire: “Si sentono sintomi di ripresa, sì il Rinascimento delle nostre vigne è possibile”. Miriam Caporali è la dinamicissima spalla di papà nella conduzione di Tenuta Valdipiatta - centomila bottiglie d’eccellenza tra Nobile, Rosso e Chianti Senese - che si è caricata anche della responsabilità della promozione del Consorzio del Nobile. “Credo - afferma - che si apra, almeno per noi di Montepulciano, una nuova stagione positiva. Faccio solo notare che in un paio d’anni il prezzo alla sfuso del Nobile è incrementato del 25%. Si può ripartire da qui”. E la formula del successo quale sarebbe? “Semplicemente il fatto che qui abbiamo coniugato modernità e territorio, tradizione e gusto nuovo del consumatore. Avere un disciplinare più elastico con il 30% di vitigni rossi internazionali ammessi consente ai produttori di gestire al meglio le opzioni in vigna e in cantina. Gli imbottigliatori fanno massa e aprono la strada, poi ognuno di noi, le piccole aziende di qualità, coltiva una domanda specifica. Certo i grandissimi Nobile sono ancora quelli legati al Prugnolo gentile”. Ma in un momento di crisi dei rossi perché lei è così ottimista? “Lo sono per natura, anche se ammetto che abbiamo attraversato un deserto commerciale di due anni, ma lo sono perché i dati ci dicono che il Nobile riconquista mercato. In fin dei conti stiamo tutti nella fascia 5-15 euro che è quella che tira di più. E anche la flessione del consumo dei rossi ci preoccupa meno perché da sempre qui si fanno vini più eleganti che potenti”. Una rivincita verso certi critici che volevano i vini o da profumeria o da falegnameria? “Beh sì. Io sempre pensato che un grande rosso dovesse tendere alla finezza. Prima ci bastonavano, ora sono costretti a premiarci perché i consumatori chiedono vini eleganti”. E l’export? “Va meglio anche se i nostri concorrenti, soprattutto quelli del Nuovo Mondo, ci preoccupano un po’. Ma il Nobile ha riguadagnato in immagine e questo ci agevola. Siamo sempre un grande di Toscana. E questo conta”. Già la promozione. Ma non è un po’ stantia anche quella? “Verissimo. Abbiamo bisogno di dialogare con il consumatore finale. Basta tirannie e compromessi mediatici, basta degustazioni un tanto al chilo. Anche nel marketing servono modernità e territorio. Come stiamo facendo spingendo sull’enoturismo. Il futuro se facciamo questo è Nobile”.

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