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Libero

“Tachis resterà sempre con noi” ... Parla il proprietario di Sassicaia. Niccolò Incisa: “Superiamo le 200mila bottiglie. E non abbandoniamo la strada del maestro”... La Tenuta San Guido è un onfalos del grande vino. Sta all’incipit del viale dei Cipressi che da “San Guido vanno in duplice filar giganti e giovinetti”. Lì un gentleman, il marchese Niccolò Incisa della Rocchetta “coltiva” i cavalli della stirpe del mitico Ribot e le sue vigne, le vigne del Sassicaia. È amareggiato dell’amarezza di Tachis e mi chiede: Posso fare chiarezza? Marchese, lei volle Tachis per fare il Sassicaia contro il parere di suo padre. Lo rifarebbe? “Ho sempre stimato Tachis per la sua grande professionalità e in più apparteneva alla mia stessa generazione, una generazione diversa da quella di mio padre, e con il quale condividevo idee innovative e mi compiacevo per la grande conoscenza che aveva in materia enologica. Adesso che non c’è più? Mi viene da sorridere... è una cosa a cui non voglio assolutamente pensare e anzi cerco di sviare il discorso. Se Tachis non avesse deciso di ritirarsi - lo comprendo e la sua scelta è ulteriore dimostrazione di intelligenza - per me il nostro rapporto sarebbe rimasto eterno. In confidenza credo che quando si “matura” con l’età si diventa un po’ di - spettosi e soprattutto ci possiamo permettere anche di pretendere ciò che nella razionalità delle cose, in effetti non è possibile. Per questo continuo ad affermare che Tachis sarà per me sempre un punto di riferimento”. Suo padre pensava un vino diverso da quello poi realizzato da Tachis? “No, in realtà il concetto era identico e altrettanto lo era l’obiettivo poi raggiunto. Definisco mio padre con le parole di Tachis: “Era orgoglioso, era un grande Marchese, un vecchio Marchese, un classico Marchese...”. Condivido e mai quanto oggi comprendo il carattere che aveva. In definitiva oggi sono un po’ così anch’io... Ma a parte gli scherzi, non vi erano differenze nel vino, in realtà ciò che differiva erano le innovazioni e le tecnologie che Tachis ha introdotto, poi comprese e accettate da mio padre, ma che mai hanno mutato o sostituito il lavoro primario che la natura ha sempre svolto qui a Bolgheri. Mio padre amava le botti di legno, Tachis preferiva i tini in acciaio. Oggi potremmo dire che forse la scelta è stata giusta”. Sarà il Sassicaia il vino dell’unità d’Italia? Ma il vino italiano dovrebbe brindare anche a Tachis... “Si, concordo. Viviamo in un mondo dove ormai i vecchi e sani principi sembrano scomparsi. Riguardo a noi, bè non è il caso di esagerare, non siamo così importanti. Abbiamo in mente qualcosa, anche per Tachis, ma se lo dicessi che sorpresa sarebbe...”. Il marchese Incisa fa il vago, ma tre bottiglie da nove litri - mai prodotte - di Sassicaia saranno il prossimo anno il vino dell’unità d’Italia. Ripigliamo a conversare, Non c’è troppo Sassicaia in commercio? Il marchese riflette, poi pacato replica: “Come ogni impresa che cresce e si evolve anche noi abbiamo avuto una crescita di produzione. Certamente molto inferiore alle effettive possibilità e alle richieste del mercato. Oggi, considerando stagioni propizie, produciamo dalle 200 alle 220mila bottiglie di Sassicaia. Con i nostri oltre 75 ettari di vigneto Doc Sassicaia potremmo fare di più, ma abbiamo raggiunto per il Sassicaia gli obiettivi che ci eravamo prefissati “. Il discorso scivola sui secondi vini, Giudalberto e Difese, che nascono nelle stesse terre. “Buoni non trova? Li abbiamo fatti perché Bolgheri cresceva e volevamo sperimentare vitigni diversi. Li ha fatti Tachis e gliene sono grato. Ora continueremo a seguire i criteri del nostro “maestro” con il team di famiglia che da sempre ha collaborato con lui”. E la dottoressa Grassini? “La stimo e la rispetto moltissimo, ma pensarla come successore di Tachis è prematuro: sarebbe eredità troppo pesante anche per lei. Oggi ci fornisce un validissimo ed indispensabile supporto tecnico, nel rispetto delle linee guida di Tachis”. Stiamo per congedarci, ma la domanda della staffa è d’obbligo: lei fa uno dei vini più buoni del mondo che prospettive vede? “La ringrazio per questo complimento. Non bisogna mai dimenticare che il vino è un prodotto agricolo. In questi ultimi anni ci siamo forse fatti trasportare un po’ troppo dall’euforia del successo. Tuttavia rimango ottimista per chi farà vera qualità e giusto prezzo. La vite resterà sempre un prodotto tipicamente mediterraneo. Dobbiamo tenerlo a mente anche per non preoccuparci troppo e ingiustamente della concorrenza del Nuovo mondo”.
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Il mito Sassicaia ...

È il vino del secondo Rinascimento italiano in cantina. Lo volle il marchese Mario Incisa della Rocchetta che nella vigna di Castigioncello di Bolgheri piantò vigne di Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon ricevute dai conti Salviati di Pisa. Il primo Sassicaia in commercio è stato la vendemmia 1968. Il vino fu curato da Giacomo Tachis per conto di Antinori che lo distribuiva. Tachis se ne è occupato fino all’addio a fine 2009. Sassicaia è una delle pochissime Doc aziendali d’Italia ed è considerato il padre di tutti i Supertuscan. Con gli anni l’uvaggio iniziale ha visto prevalere il Sauvignon sul Franc. Distribuito da Meregalli costa sui 150 euro a bottiglia. Ma alcune annate alle aste spuntano anche 6mila euro per una magnum.

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