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Libero

Quando una bottiglia è soprattutto “liberale” … Le sensazioni del sommelier…Erano giorni che mi recavo regolarmente nella biblioteca del mio allora Ateneo per approfondire una ricerca sul Liberalismo ed in particolare per sviluppare la tesina sul filosofo inglese John Locke, uno dei fondatori del liberalismo politico. D’Altronde l’Inghilterra fu il primo stato al mondo ad essere governato da una monarchia costituzionale. Erano talmente tante le notizie che trovavo e che volevo
inserire. Ma allo stesso tempo volevo dare una chiave personale di intendimento del Liberalismo all’in terno del mio lavoro. Ma ero fusa, meglio uscire e schiarirsi un po’ le idee. Andai in una di queste librerie incontro, dove si teneva una degustazione di vini piemontesi. A presentare questa degustazione era un tale Robert, italo-americano in Italia con un progetto di inter-cultura, appassionato di vino e politica (ma poi ho scoperto soprattutto di Sophia Loren, sapeva tutte le battute dei suoi film!) Quando arrivò a parlare di Dolcetto di Dogliani le mie orecchie diventarono antenne. Robert diceva: il Dolcetto è il vino più liberale dello stato italiano! Perché lui, Luigi Einaudi secondo presidente della Repubblica italiana che auspicava una federazione europea dotata di una libertà soprattutto economica, da buon piemontese ha amato la sua terra e il suo Dolcetto di
Dogliani. D’Altronde il liberalismo vive del contrasto ed Einaudi, che Robert raccontava come un uomo: rigorous, serius e thrifty, amava sopra ogni cosa questo vino, che definì: divertente! Intriso di note fruttate, con una forte identità di territorio, toni balsamici, tannino dalla trama fine, sfumatura di gelatina di frutta, e quel colore violaceo vivo e unico. Non conclusi la mia tesina in modo troppo personale, ma ancora adesso io e Robert ci sentiamo dagli Usa, il paradosso del liberalismo americano è sempre uno dei nostri argomenti preferiti, insieme al Dolcetto di Dogliani e alle sue sensazioni “liberali”!

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