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Allegrini 2024

Libero

… Asti, Monferrato e Alba Quanto è schietta questa Barbera capace di sedurre chiunque… È tempo di restituire al vino la sua origine; una madre: la terra, un padre: l’uomo. La prima gli dà la vita, il secondo ne plasma il carattere. Ma sono i luoghi, i miti, le civiltà a definirlo. Mi capita di pensarlo mentre incontro Asti, elegante, viva, dove il vino è tutto. Lo è con il Moscato, negletto purtroppo da troppe albagie commerciali e invece immenso. Lo è soprattutto perché da qui comincia una terra bellissima, onusta di storia, sfumata come i suoi tramonti citrappenninici nella leggenda. E una leggenda - quella dell’amor d’Aleramo e della sua furia militare - è quella che mi pare descriva meglio di ogni altra impressione degustativa la Barbera. Sì va chiamata al femminile perché nonostante sia bizzarra e acerba, e dunque di nerbo, nonostante a volte sia spigolosa, è intimamente, perdutamente femminea. Con quel suo fascino seduttivo nascosto in fondo a mille sentori di campagna, di frutto rosso, di alcova. La Barbera è donna di paese o gran signora, ma è nutrice di sogni quotidiani, è ancella di fescennini, è stella talora domestica talaltra cinematografica di quell’ amor che “intender non lo può chi non lo prova” per il buono della vita. Ed è un amor sacro e profano insieme sol che io pensi alle osterie di Casale (città dall’arcigno fascino, dolcissima nelle sue arie medievali come i suoi Krumiri, i biscotti che sono baffi di cosacchi nella forma e delizie del palato nella sostanza) e al Sacro Monte di Crea là sulle montagne alessandrine dove il Monferrato termina nel suo vertice orientale. E ancor mi beo delle pitture del Moncalvo (il Caccia) e di sua figlia suor Orsola che hanno tratto gentile e fiero e aura ieratica. Mi par volgare, anzi uno sfregio, pensare che oggi la Barbera - di cui a Nizza Monferrato e non altrove si ha traccia dal ‘500 in bolle di consegna e in editti a sancire che la culla sua sta qui - soffre di iperproduzione, di mercato incerto che la costringe alla distilleria, di declinazioni improprie. È un vino identitario e la sua presente tribolazione commerciale mi pare sia specchio dei nostri tempi in cui tutto si sfigura in
una sorta di omologazione mediocre. Per comprendere la vera Barbera che si declina in Piemonte in quella d’Asti, in quella del Monferrato e in quella di Alba con differenze percepibili dacché la prima è potente, la seconda è avvolgente, la terza suadente, bisogna venire qui nelle sue terre. Parte il viaggio da Asti e si inerpica, lasciata Canelli che è la patria degli spumanti, valicando prima Castiglione Falletto (che è terra di Langa, ma tende al Monferrato) e poi Nizza Monferrato verso il mar Ligure, quello che è fatto d’onde liquide che si muovono incessanti - è “quel mare scuro che si muove anche di notte e non sta fermo mai” e che genera metu nelle genti monferrine come mirabilmente ha descritto Paolo Conte - mentre altrettante onde di un giallo rosso adesso che è stagione di funghi e di tartufi frangono sulle mura avite dei castelli: sono il mare delle vigne. Là, dove già si percepisce profumo di salmastro, svetta Acqui Terme altra terra di vini molteplici (oltre la Barbera, il Dolcetto, il Brachetto spumeggiante che soffre crisi ancor più inspiegabile di quella della Barbera) vera origine del Monferrato e punta meridionale di questo triangolo che sul lato orientale risale passando per luoghi d’incanto come Cereseto, Gabiano, Belforte, fino ad Alessandria per poi sfumare in vista del Monviso verso San Marzano Oliveto e Castelnuovo Calcea dove il Monte Rosa è un lampo di lamponi nel cielo turchino. C’è in questo triangolo magico della vigna e della vita un condensato valoriale che assomiglia all’impenetrabile rubino di certe Barbera che hanno conosciuto sole e legno per lungo tempo. Si rincorrono castelli e cascine, si percepiscono sapori di cucina d’aia, con i tajarin, gli agnolotti, i brasati che svaporano, il bonet al cioccolato che carezza il palato, e ovunque si sente questa civiltà rurale antica, mentre Madre Natura pare accudire i filari di Barbera preservandoli da invadenze cementizie. Il Monferrato ha soprattutto nel suo cuore
un tasso di preservazione del paesaggio ben più alto di quello della Langa dove nei fondovalle troppo s’è concesso allo sfregio edile. Per questo la Barbera assume una connotazione identitaria alta e complessiva, per questo dentro a quel bicchiere che vado assaporando nell’antro di delizie de La Cura (ad Acqui che della sua vocazione termale conserva un’ al lure belle epoque) enoteca con cucina, riconosco quest’anima popolare del vino in un abito elegante di corte. Mi pare che la Barbera sia il vino che meglio s’accorda con la Storia prima ancora che con i sapori del Monferrato, mi pare che la Barbera, che quando è giovane è ruspante e quando affina (proprio come femmina) acquista fascino e rotondità, sia linfa di questa terra e solo a questa terra veramente appartenga nonostante sia uno dei vitigni più diffusi in Italia. E allora mi sovviene che proprio qui a due passi da Acqui dovrei andare a cercare l’origine del tutto. A Sezzadio comincia prima del Mille la leggenda di Aleramo primo marchese del Monferrato che rapì, narra l’aedo, Alasia meravigliosa figlia dell’imperatore Ottone di cui egli era a corte “coppiere” (vedete che il vino c’entra) e generale d’armi. Ma il sovrano anziché indignarsi concesse in feudo ad Aleramo tanta terra quanta egli ne avesse percorsa a cavallo. Così nel cuore di Alasia e nel nome della guerra Aleramo corse e corse e con un mattone per martello ferrò di nuovo il suo cavallo e descrisse i suoi domini nel Monferrato che andava dal mar Ligure alle soglie di Torino. Ecco mi vien da dirlo con Dante “amor lo mosse” e amore mi pare sia oggi il miglior sentimento che ispira la Barbera. Che immagino come Alasia donzella di messer Aleramo in una legenda di sentimenti che ancor oggi dura e che il bicchiere mi racconta cullandomi in un raggio di Storia.

Alba

Rocca delle Marasche

Barbera che profuma e sa di ciliegia. Spontanea, elegante e affascinante al palato. Bottiglia sentimentale. (euro 26)

Boasso Barbera

Prugna e accenno di garofano al naso, al palato notevole presenza e persistenza. Prezzo da favola: 10 euro 10

Fontanafredda Papgena

Una Barbera incantevole per consistenza e olfatto armonico di piccoli frutti. Bottiglia importante (euro 14)

Vigneto Cerreto

Barbera d’Alba di notevole impatto olfattivo e gustativo. E’ profonda, potente ed elegante insieme. Gran vino. (Euro 28).

Le bottiglie

Giacomo Bologna Barbera ai Suma

Probabilmente la massima espressione della Barbera dalla cantina dei figli del vero profeta di questo vino. Una bottiglia rara. (euro 50)

Vigne Regali
Barbera Banin

Classe e immediatezza: sono le caratteristiche principali. Una bottiglia di ottimo rapporto prezzo-qualità. (euro 15)

Barbera Zerolegno

Barbera del Monferrato immediata e spontanea con gran corredo di ciliegia e fiori rossi al naso e palato intenso (euro 9)

Barbera Mongovone

In assoluto una delle migliori interpretazioni della Barbera. Vino con un corredo olfattivo giocato tra la rosa appassita e la frutta. (euro 20)

Barbera Costamiole

Sentori di geranio in un contesto di frutti rossi, in questa Barbera di Antinori che sposa tradizione e modernità di gusto. [euro 28]

Olim Bauda Le Rocchette

Corredo olfattivo sui frutti di bosco, struttura decisa. È una Barbera di eleganza e potenza. Una vera bottiglia d’autore (euro 18)

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