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Duello all’ultima bottiglia… … Settesoli sfida Corvo Vuole diventare la prima al mondo … Vini siciliani campioni di vendite: la cantina di Menfi all’attacco dell’etichetta di Salaparuta… La vita ricomincia a cinquant’anni. Un vecchio luogo comune che si adatta bene alla storia della Cantina Settesoli di Menfi (Agrigento) che, a poco più di mezzo secolo dalla nascita, cercherà il salto di qualità. L’obiettivo, a partire dall’anno prossimo, è molto ambizioso: trasformare le sue etichette nel vino siciliano più venduto nel mondo. Un primato che appartiene, storicamente, alla Corvo di Salparuta che, è facile immaginare, cercherà di difendere la posizione: tanto più adesso che, con la privatizzazione l’azienda vinicola di Casteldaccia (Palermo) è uscita dall’orbita della Regione siciliana. La Settesoli, per la scalata al tetto del mondo, vanta già alcuni primati. Rappresenta il più grande vigneto d’Europa (6.500 ettari) ed è un autentico distretto del vino nella provincia di Agrigento: tra Montevago, Menfi e Santa Margherita Belice ben il 70% delle 5.000 famiglie presenti sono coinvolte a vario titolo nella cantina. I soci sono 2.377 e la produzione annua si aggira intorno a 13 milioni di bottiglie per un fatturato di una quarantina di milioni. Nel ma y o 2008 ha tenuto a battesimo il più grande impianto fotovoltaico impiegato in Italia nel settore vinicolo: 1500 pannelli per una produzione di 370 mila kWh. Dall’anno scorso ha adottato carta che non utilizza la fibra di legno per tutto il packaging aziendale, dalle etichette ai cartoni. Buona parte del successo ottenuto finora è legato alla figura del barone Diego Pianeta che ha guidato la Settesoli dal 1973. Pianeta, insieme a Lucio Tasca D’Almerita e a Giacomo Rallo è stato uno dei “padri” del vino in Sicilia. Uno dei pionieri che ha trasformato una produzione di massa, adatta soprattutto per migliorare la gradazione alcolica dei vigneti francesi e nord-europei, in grandi etichette. Il compito di portare i prodotti della Cantina Settesoli nei supermercati di tutto il mondo è stato affidato a Vito Varvaro, 56 anni, entrato lo scorso anno in consiglio d’amministrazione. Metterà a disposizione la sua esperienza manageriale (è stato presidente e amministratore delegato di Procter&Gamble in Italia e oggi guida le operazioni all’estero di un importante gruppo del lusso). Ma anche una profonda conoscenza dell’ambiente: è nato a Palermo da una famiglia di grandi proprietari terrieri. “Il futuro del settore vitivinicolo in Italia - spiega Varvaro- è sempre più legato all’export in presenza di un costante aumento del consumo di vino nei paesi emergenti caratterizzati da una forte crescita del Pile della quota nel commercio mondiale”. Già oggi la Cantina Settesoli realizza all’estero circa i1 39% del fatturato. Il restante 61% in Italia. L’obiettivo è quello di ribaltare le percentuali. Per raggiungere il traguardo “è necessario -spiega Varvaro- che il nostro vino venga caratterizzato da elementi materiali ed immateriali percettibili al consumatore e tali da trasferirgli il messaggio di “maggior valore” rispetto agli altri prodotti presenti sul mercato”. Da qui l’annuncio di una aggressiva campagna di comunicazione e marketing che punterà sul marchio Settesoli per la grande distribuzione e Mandrarossa per la ristorazione. La promozione punterà sulle eccellenze produttive. I vini della cantina, tutti a Indicazione Geografica Tipica, vengono, infatti, ottenuti da uve selezionate, vinificate nella zona di origine integrando cultura del territorio, metodi tradizionali e innovazione tecnologica. Vini della tradizione locale come Nero d’Avola, Grecanico, Inzolia e vini da varietà internazionali come Syrah, Merlot e Cabernet Sauvignon. Non a caso Set tesoli. L’anno scorso, è stata indicata come la miglior cantina dell’anno per il rapporto qualità-prezzo dall’Almanacco del Berbene del Gambero Rosso. Ora parte la scalata al tetto del mondo.

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