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Libero

Salvatore Denaro the best col Sagrantino Caprai … Per gli americani di Saveur l’oste siculo-folignate e il vino umbro sono tra le cento cose del mondo imperdibili nel 2011 per i gourmet… Chissà se gli americani di Saveur, una delle più prestigiose riviste enogastronomiche del mondo che negli Usa fa tendenza e mercato, conoscono Erasmo da Rotterdam. Certo è che stavolta hanno fatto, forse inconsapevolmente, un elogio della follia in tutto simile a quello composto da uno dei fari della cultura europea. Perché incoronando Salvatore Denaro, uno che ha dettato con larghissimo anticipo il suo epitaffio dicendo di se “Qui riposa Salvatore Denaro che a dispetto del cognome mai ne ebbe e mai ne ricercò”, e la sua cucina come una delle cento esperienze gourmand irrinunciabili
nel mondo, hanno compiuto un’operazione rivoluzionaria. Salvatore è l’anti-oste per eccellenza, è uomo di cultura gastronomica sconfinata, un affabulatore, per metà pirandelliano Ciaula che con gli occhi nerissimi come le lave rapprese dell’Etna sgranati si commuove e piange di fronte alla luna e per metà fauno che è capace di ammaliare, facendosene amante, la natura. A decretare che la seasonal cooking di Salvatore è una delle esperienze irrinunciabili nel mondo per i veri gourmet non sono stati neppure i redattori, pur qualificatissimi, di Saveur, ma una giuria ben più alta: i migliori cuochi del mondo che ogni anno il magazine americano chiama a stilare appunto questa top-century del meglio del meglio dell’enogastronomia mondiale. C’è molta Italia in questa classifica. E ci sarebbe di che meditare sul nostro modello di sviluppo. Proprio partendo dalla vicenda umana di Salvatore Denaro, salito a Foligno da Piazza Armerina per compiere gli studi universitari di chimica (“A Piazza Armerina il futuro era segnato dal petrolchimico” dice sempre di sé con una punta di disperazione per le violenze fatte dal mito industrialista alla sua terra) e finito a gestire prima il tennis club, poi ad aprire il Bacco Felice che è stato per decenni un covo assoluto di cultura gastronomica. Il Bacco Felice è un’esperienza chiusa, ma Salvatore si è accasato dall’amico di sempre, Marco Caprai, nella cantina che ha reso famoso nel mondo il Sagrantino di Montefalco e lì, su un’idea appunto di Marco Caprai, ha sviluppato la sua scuola di cucina delle stagioni e della tradizione (Info 0742 378802). Ormai Salvatore in America è una star: lo chiamano ovunque a fare lezioni di cucina della semplicità e della naturalità. Di lui Saveur scrive che ha l’orto giardino fuori dalla cucina, che i suoi piatti sono l’essenza della semplicità e della tradizione Ma sono piatti rivoluzionari perché rompono il conformismo gastronomico dei cuochi d’artificio, delle polverine, delle emulsioni. I piatti di Salvatore si chiamano panzanella, pasta e fagioli, cime di rape, galletto allo spiedo, maialino in forno. I piatti di Salvatore hanno il sapore dell’autenticità e il profumo del
pensiero. Ma lui non avrebbe avuto questa forza se non avesse avuto accanto Marco Caprai e soprattutto se il suo successo non fosse corroborato dalla fama planetaria del Sagrantino di Montefalco di Caprai. E’ una storia di affetti, di determinazione di genialità quella che il duo Denaro-Caprai racconta, ed è questo che ha affascinato gli americani. Scoprire che il business
in questo non c’entra nulla: c’è, ma è incidentale. Ciò che conta sono i talenti e le passioni. Ed è per questo che il duo Denaro-Caprai è una scintilla per un nuovo modello di sviluppo legato ai
valori della terra, alla cultura e ai sentimenti. Ed è ciò che affascina gli americani che ritrovano questo filo anche nella altre eccellenze italiane che hanno segnalato come gli Chardonnay italiani
Silvio Jermann 2008, il Bussiador 2006 di Aldo Conterno e lo Chardonnay Gaja & Rei di Angelo Gaja, come i presidi di italianità nel mondo. A dirci che questa enogastronomia è green economy dove il Denaro conta, ma perché è un cognome.

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