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Libero

Quel bianco di San Gimignano ritrova le origini. L’annata 2010 è godibile, la riserva ha sentito il caldo … Pochi vini al mondo, o forse nessuno, possono vantare una serie di “testimonial” tanto famosi quanto la Vernaccia di San Gimignano, prima Doc italiana nel 1966 (e poi Docg dal 1993), ma di cui già si hanno documenti dal 1200, quando negli “ordinamenti delle gabelle” del Comune si riporta l’imposizione di una tassa di 3 soldi per ogni soma di Vernaccia venduta fuori del territorio. E ne scrissero Dante, Boccaccio, Michelangelo, Lorenzo de’ Medici, Francesco Redi A San Gimignano, nei giorni scorsi, hanno debuttato le nuove annate, che, dagli assaggi, si presentano come due millesimi molto buoni: il 2010, fresco, con una bella acidità e un buon bagaglio aromatico, sembra decisamente un’annata adatta a valorizzare le caratteristiche di questo vitigno a bacca bianca che, nelle migliori declinazioni, acquista qualità importanti anche per affrontare l’invecchiamento, e la Riserva 2009, annata più calda, meno intensa negli aromi ma più grassa e larga e quindi più immediatamente godibile, e, probabilmente, destinata a durare meno nel tempo. Ad oggi di Vernaccia Docg vengono prodotte 5 milioni di bottiglie, di cui il 50% destinato all’export, per un fatturato, nel 2010, di 14 milioni di euro. La denominazione ha, nel recente passato, conquistato una decisa continuità qualitativa nella sua produzione e le cantine stanno continuando un percorso di affinamento e valorizzazione di questo antico vitigno toscano, unica eccezione “bianchista” in una terra notoriamente a prevalenza di vini rossi.

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