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Libero

Calabria, apre l’Enoteca regionale … A tutto vino tra Crotone e Lamezia “fuori salone … Rilancio per il turismo enogastronomico Con la casa degli oli tirrenici e ionici” … Una Calabria interamente da bere. È questa la filosofia che ha spinto il Consiglio regionale - lo scorso 31 gennaio - ad approvare il progetto di legge “La Casa dei Vini di Calabria”. Insieme con quello per l’istituzione della “Casa degli oli tirrenici e ionici di Calabria”, il progetto promuove il recupero del vino di tradizione, l’autentico calabrese, e si prefigge l’obiettivo di diventare competitivo sui mercati nazionali e internazionali. Un’iniziativa di sicuro interesse che inverte il sistema degli incentivi a pioggia in un’azione sistematica e continua a sostegno della propria eccellenza enologica. Due le residenze ufficiali previste nel piano per l’Enoteca calabrese: quella storica nel crotonese, la patria del Cirò Doc, e nel territorio di Lamezia Terme quella dedicata alle innovazioni tecnologiche per la produzione dei vini. Altre risorse andranno invece alla ricerca scientifica, alla valorizzazione, alla promozione e alla conseguente attrattività turistica. La tutela del settore vinicolo è un punto fermo del progetto dell’Enoteca regionale e prevede la salvaguardia dei vitigni autoctoni - pezzi di storia - per proporli poi come “marchio” identitario in una strategia di marketing territoriale; questo marchio dovrebbe fungere da vessillo per l’esportazione nel mercato europeo. Le perle enoiche della Calabria sono tante quante le tradizioni vitivinicole che narrano questa terra. “‘A zagarella pe llu culuri, ’a scumma chi frie pe’ lla furtizza, ‘u a panna ‘e ll’uoggliu pe llu sapure”. Così si esprime la saggezza popolare: “Il vino buono si riconosce dal colore, dalla gradazione e dal sapore”. E incantevoli sono le variazioni di rosso rubino, il rosso della terra da cui la vite nasce e che partorisce vini di qualità: come l’Aglianico, originario della provincia di Reggio Calabria e di Guardavalle, nel catanzarese. O come i cosentini Donnici Rosso e il Pollino Rosso, il Verbicaro Rosso e il Sanvito di Luzzi; o come in provincia di Catanzaro il Lamezia e il Melissa Rosso, il Savuto Rosso e lo Scavigna. O il rosso rubino intenso del mito di questi luoghi, il Cirò rosso, omonimo dei paese di origine. Una tradizione millenaria che nasce dalle sue proprietà terapeutiche che in antichità i medici decantavano così: il Cirò è un “sicuro cordiale per chi vuole recuperare le forze dopo una lunga malattia” e inoltre “è tonico opulento e maestoso per la vecchiaia umana che vuole coronarsi di verde ancora per anni”. Soprannominato il “Barolo del Sud” da Hugh Johnson - autore di un noto Atlante dei Vini - è un vino forgiato dal vitigno Gaglioppo al 95%, un monovitigno in pratica. Una composizione che riporta alla memoria quella di un vino molto amato dai popoli della Magna Grecia, il Cremissa, e che fa pensare a una possibile parentela. Il Cirò si veste anche di rosa con una vinificazione “parzialmente in bianco” e di bianco se le protagoniste sono le uve Greco bianco. Il vino racchiude il sentimento e la storia del borgo di Cirò, affascinante da vedere con i suoi vicoli caratteristici, le chiese e il monumentale Castello a quattro torri. Per gli appassionati un indirizzo di gusto è l’Agriturismo Catena a Cirò (c. da Madonna della Catena, 0962.32690), un tempio dell’enogastronomia calabrese. Una faccia della Calabria da respirare, da vedere e soprattutto da bere

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