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Libero

La promozione che boccia Bacco … È dichiarazione recente che il marchese Piero Antinori (qui su Libero Gusto) ha detto più o meno: chissenefrega del calo dei consumi interni, dobbiamo attrezzarci per conquistare il mondo. Antinori vale 500 milioni di fatturato ed ha bottiglie iperblasonate nel suo portafoglio. Oltretutto parla a nome di altre 17 cantine di bel none. Curioso che Gianni Zonin, banchiere ma soprattutto imprenditore di vino a capo di una delle più importanti aziende italiane, più o meno nelle stesse ore abbia detto l’esatto contrario: il crollo del mercato interno è un problema serio. Se l’export va bene è un dato positivo - sostiene il Cavaliere del vigneto versus il Piero delle Vigne - ma senza un forte mercato interno non si può reggere. Ad essere cattivelli si potrebbe pensare che ogni Cicero qui parli pro domo sua. Ma non è questo che ci interessa. E’ il fatto che tanto Antinori quanto Zonin dicano che la promozione del vino italiano fa acqua. Il Marchese sostiene che in Italia manca una cabina di regia per un settore fortemente parcellizzato, il Cavaliere che c’è un eccesso di atomizzazione nella promozione, che ci muoviamo come un’armata Brancaleone con un accavallarsi di iniziative sempre sugli stessi clienti che disperdono l’80 per cento delle risorse. Peraltro Zonin, da anni, chiede che si faccia un fondo nei Consorzi per investire in promozione e in pubblicità avendo una buona massa critica. Ora una domanda sorge spontanea. Ma se i principali imprenditori individuano nel mancato coordinamento del settore vino e nell’inefficacia della promozione il guaio più grosso delle nostre etichette perché non si mettono d’accordo per cambiare le cose? Che il bersaglio sia l’Italia o il mondo (ma i bersagli devono essere entrambi) ci vuole molto a rendersi conto che a bocciare il vino italiano è la promozione (sbagliata)?

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