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Libero

Dalle vigne opportunità di lavoro e integrazione ... Il successo è multietnico... Il vino made in Italy nasce nel segno del melting pot: da Montalcino a Montefalco, da Barbaresco a Menfi, da Valdobbiadene a Cormons, da Erbusco ad Alghero, l’enologia del Belpaese prospera anche grazie al lavoro di migliaia di stranieri. Nei luoghi del vino più famosi d’Italia vivono e lavorano persone giunte da decine di nazioni diverse, e le città in cui nascono etichette esportate in tutto il mondo si scoprono modelli di integrazione razziale. Lo dice una ricerca a cura delle Città del Vino, l’associazione che riunisce i Comuni a più alta vocazione vitivinicola d’Italia, e di www.winenews.it, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, realizzata in occasione di Vinitaly. Nei principali distretti del vino italiani l’eccellenza vuol dire integrazione razziale, perché qui vivono persone che per lavoro hanno trasferito le proprie vite, i propri affetti, i propri costumi e le proprie abitudini. La ricerca prende in esame 16 Comuni: Barbaresco (Cuneo), Guarene (Cuneo), Erbusco (Brescia), Mezzocorona (Trento), Casarsa della Delizia (Pordenone), Cormons (Gorizia), Valdobbiadene (Treviso), Castelvetro di Modena (Modena), Sant’Arcangelo di Romagna (Rimini), Montalcino (Siena), Suvereto (Livorno), Montefalco (Perugia), San Martino sulla Marrucina (Chieti), Castiglione di Sicilia (Catania), Menfi (Agrigento) e Alghero (Sassari). La ricerca mette in evidenza un buon inserimento lavorativo e sociale degli stranieri, che arrivano spesso a costituire il 10% della popolazione totale dei Comuni analizzati (secondo i dati Istat più recenti, relativi al 1° gennaio 2011, sono presenti in Italia 4.563.000 stranieri, pari al 7,5% della popolazione totale). Molti arrivano dall’Europa dell’Est, una percentuale minore dal Maghreb, qualcuno dalla Cina. Tra i Paesi di provenienza spiccano Romania, Moldova, Albania, Marocco e Ghana. La maggior parte degli uomini è impiegata nel settore agricolo e nell’edilizia e solo in terza battuta nel commercio, mentre le donne sono per lo più impegnate nei servizi alla persona. Non mancano piccole imprese edili o artigiane, locali ed esercizi pubblici. “Le amministrazioni locali intervengono attivamente - sottolinea Giampaolo Pioli, presidente delle Città del Vino - organizzando corsi di lingua italiana, incontri di formazione e informazione su tematiche di interesse comune, luoghi (spazi affidati alle associazioni) e momenti di aggregazione (cerimonie religiose, incontri, feste enogastronomiche). Una grande risorsa è poi naturalmente la scuola”.

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