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Libero

Orgoglio di vino, oggi è il Bacco day ... Ais-Bibenda in venti piazze d’Italia per difendere la cultura del bere bene... Prima le informazioni di servizio. Oggi in tutta Italia è il giorno della cultura del vino. Promosso dall’Ais, associazione dei 35mila sommelier italiani, e da Bibenda di Franco Ricci, che è anche presidente mondiale della sommelerie, per dire basta con l’indifferenza rispetto al valore delle bottiglie. Gli appuntamenti sono 20, tanti quante le regioni d’Italia e i luoghi dove ritrovarsi per parlare di vino sono questi: Torino - Villa della Regina - Strada Santa Margherita, 79 - ore 15, Milano - Hotel Westin Palace - Piazza della Repubblica, 20 - ore 11, Susegana (Tv) - Castello di San Salvatore - ore 9.30, Trento - Castello del Buonconsiglio - ore 15, Buttrio (Ud) - Villa di Toppo Florio - ore 10, Castelnuovo Magra (Sp) - Enoteca Regionale della Liguria - Via Veneto, 2 - ore 14.30, Bologna - Hotel Boscolo Tower - Via Lenin, 43 - ore 17.30, Firenze - Palazzo Medici Riccardi - ore 10, Perugia - Centro Congressi Hotel Giò - Viale Ruggero d’Andreotto, 19 - ore 11, Roma - Palazzo dei Congressi dell’EUR - Piazzale J.F. Kennedy, 1 - ore 10.30, Pescara - Ex Aurum - via D’Avalos angolo via Luisa D’Annunzio - ore 17, Campobasso - Sala Venere, Hotel
Centrum Palace - via Novelli, 3 - ore 16.30, Napoli - Hotel Ramada - Via Galileo Ferraris, 40 - ore 16, Taranto - Palazzo di Città - Piazza Municipio, 1 - ore 10.30, Potenza - Grande Albergo - Corso 18 Agosto 1860, 46 - ore 17.30, Messina - Villa Paci - Via Consolare Pompea ore 10 e Cagliari - Camera di Commercio - Largo Carlo Felice, 72 - ore 10.30. Ogni delegazione regionale dei sommelier ha promosso un’iniziativa diversa: ovunque ci saranno degustazioni, ma si alterneranno convegni, mostre, riapertura di luoghi storici come Villa della Regina a Torino o illustrazione di progetti come quello di Ais Lombardia con le scuole. A fare da filo rosso la reinterpretazione
dell’Inno di Mameli fatta da Albano Carrisi (che è sì cantante ma anche produttore). Tutto questo
accade sotto il patrocinio del Presidente della Repubblica (per saperne di più sui programmi www.sommelier.it). Ma ora la cronaca lascia spazio alla riflessione. Era necessaria questa giornata dell’orgoglio enoico? Sì, assolutamente sì. Un applauso va all’Ais, ma nello stesso momento viene da chiedersi se il sistema vino italiano, che si balocca tra convegni, classifiche, che è diviso in cento espressioni e mille associazioni, non debba fare autocritica. Possibile che un sistema economico che vale circa 12 miliardi di euro, dà lavoro
diretto a 1,2 milioni di persone, che esporta per quasi 4 miliardi di euro ed ha il mercato interno in caduta libera debba sperare che i sommelier facciano il lavoro altrui? Almeno tre sono gli eventi rispetto ai quali il sistema vino ha mostrato la sua totale incapacità di reazione. Il primo è l’offensiva anti-alcol. I vignaioli italiani non hanno fatto nulla per smentire l’equazione vino-alcol, e spesso il vino è finito sul banco degli imputati senza nessuna colpa. Chissà perché non è passata l’equazione birra-alcol? Una risposta c’è: la birra è presidiata da grandi gruppi economici che sanno fare lobby. E invece il vino diviso, frammentato, chiuso nel particolare degli interessi delle singole
cantine, non ha saputo contrapporre la cultura del bere responsabile, del vino come lubrificante dei sentimenti a chi, con un eccesso di politacally correct, ha rappresentato il bicchiere di vino come un vas damnationis. Il secondo evento è l’avere separato il vino dall’agricoltura. A forza di spingere il marketing verso il più effimero edonismo si è perduto il valore del vino come sangue e poesia della terra. In tempi in cui l’Occidentale si orienta verso il green marketing e l’economia verde recuperare
l’identità del vino come frutto più nobile del lavoro dei campi è non solo commercialmente profittevole, ma culturalmente indispensabile. Il terzo fattore di debolezza è avere del tutto delegato la comunicazione. Il vino italiano avrebbe la forza economica, come sistema, per dialogare direttamente con i consumatori, ma disperde i soldi in mille rivoli, in promozioni di cui nessuno mai misura i feed-back e si fa rappresentare da altri. Ecco una triade di azioni che il vino italiano dovrebbe mettere in campo: educazione (negli istituti alberghieri si torni a studiare enologia e a fare
cucina sul serio: gli alberghieri dovrebbero essere delle accademie e invece sono ridotti a scuole di serie C), promozione con un dialogo diretto con i consumatori, valorizzazione delle radici e dei paesaggi rurali. Oggi è il giorno dell’orgoglio del vino. Speriamo sia l’inizio di una nuova consapevolezza.

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