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Libero

Biondo Vermentino un vino da amare ... A Castelnuovo Magra si celebrano le eccellenze del Tirreno in cantina... Mostre e degustazioni... Occhieggiano da un campo ascoso le enigmatiche statue della
terra dei Luni. Divinità che paiono aliene e tutto in quest’angolo di terra che non è Toscana, non è Liguria, ma è semmai una falce di rocce e un incresparsi delle colline a simiglianza dell’infinito mare, aleggia di misteri, sfuma nel mito in un tempo sospeso mentre la natura, ora che verdeggiano
le leccete frammiste ai muri a secco ai borghi di pietra e ai castelli aviti, celebra la sua magnificenza, la sua potenza. Ecco c’è un vino che tutto questo racchiude. È un vino anarchico, ché tute le sue terre sono percorse da questa albagia di speranza e d’eguaglianza, è un vino da mina
perché tute le sue terre nascondo nelle viscere scrutate e scavate dall’uomo preziosi metalli, è un vino da scoglio e di salmastro perché tutto i suoi filari si bagnano nel Tirreno. È il Vermentino un bianco che profuma di ginestra, di pietre di riarse, di veloci legni che nei secoli dei secoli hanno solcato le rotte tirreniche. È diffuso nella mia Maremma, qui in Lunigiana e sulla costa di Levante
della Liguria, in Sardegna in due areali diversi eppure comuni come il Sulcis e la Gallura e si estende in Corsica. In queste espressioni egli è mutevole ché sente come pochi altri la composizione del terreno, ma si ingentilisce in Langa dove diventa Favorita, e si arrotonda un po’ nel Ponente ligure dove si trasforma in Pigato. Il Vermentino è un bianco che ha riflessi di sole: è impetuoso o placido, caldo o sferzante, proprio come il Tirreno da cui trae vita. È un vino da mare e da amare: non va degustato, ma compreso nella forza del suo mito. Oggi che i bianchi sono tornati di moda è insieme con il Friulano e con il Verdicchio, segnatamente quello di Matelica, e con il Greco e il Grillo e l’Ansonica il vitigno identitario della nostra enologia solare. È anche un vino di fatica perché si estrae da vigne che s’allevano su scoscese rocce, che chiedono prima di tutto sole e
salmastro per inorgoglirsi di classe immensa. Quando il Vermentino è grande è un vino assoluto. Per averne contezza questo fine settimana qui a Castelnuovo Magra si tiene la decima edizione di “Benvenuto Vermentino”. Una serie di degustazioni che iniziate ieri proseguono anche oggi e domani per conoscere il Vermentino in tutte le sue forme espressive: dalla Maremma dove è robusto, alla Lunigiana dove è scoglioso, dalla Sardegna settentrionale dove è solare, al Sulcis dove è minerale, fino alla Corsica dove profuma di scopeto e di mirto. E sempre qui a Castelnuovo si inaugura, stamani alle 10, anche il museo Multimediale del Vermentino che consentirò a chi lo visita di gustare il vino, di percepirne la sensorialità, di conoscerne la storia e i luoghi. Vi sono a corolla degustazioni dei prodotti territoriali, il premio allo chef Davide Oldani, ma soprattutto c’è l’opportunità di scoprire questo angolo di paradiso tirrenico sospeso tra l’orizzonte marino e la
leggenda del popolo dei Luni. (Per informazioni e prenotazioni: 0187 693831; www.verturmer.com, www.castelnuovomagra.com).


Sella & Mosca, Vermentino Monteoro. Vermentino di Gallura di inattesa rotondità. E di un brillante oro verde nel bicchiere al naso regala frutta bianca. In bocca è molto fresco, € 10,50.

Cantina di Santadi, Cala Silente. Il prototipo del Vermentino. Nasce nel Sulcis da vigne che si tuffano nel mare. È pieno al gusto e di intensissima mineralità. Grande; € 13.

Gualdo del Re, Velentina. Dalla Maremma settentrionale un Vermentino morbido, suadente ma con nerbo di mina e di ginestra. Vino freschissimo; € 9.

Alberese, Castelmarino. Vermentino della Maremma più autentica questo vino dell’azienda sperimentale della Regione Toscana è solare e di frutto intenso; € 13

Giacomelli, Boboli. Forse la massima espressione del Vermentino. Nasce dalle vigne liguri: ha acidità e freschezza e insieme naso di frutta e corpo di velluto; € 18.

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