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Libero

Con il Fojaneghe mezzo secolo vissuto alla bordolese ... Il primo uvaggio internazionale... Una festa che è qualcosa di più di una semplice pur significativa ricorrenza aziendale. Una data che segna un’evoluzione fondamentale nell’enologia italiana. È il 1961 quando il Conte Federico Bossi Fedrigotti, continuatore di una dinastia che da Milano era arrivata fino in Trentino, mette in commercio la prima bottiglia di Fojaneghe, un blend di Merlot e Cabernet Franc che per la prima volta in Italia usa la ricetta bordolese. Nelle vigne tra Mori e Isera (i Bossi Fedrigotti sono stati anche tra i principali artefici della rinascita del Marzemino della Vallagarina) per la prima volta erano stati messi a dimora quei vitigni internazionali, che da oltre un secolo colonizzavano le vigne trentine, al preciso scopo di farne un vino “speciale”. Tre secoli di viticoltura ininterrotta su quelle terre avevano consentito ai Bossi Fedrigotti di conoscere perfettamente la risposta pedoclimatica dei vigneti. Al suo apparire si capì che il Fojaneghe, peraltro il primo vino a portare il nome del vigneto da cui veniva prodotto e perciò ispirato alla filosofia dei cru francesi, avrebbe avuto una funzione archetipica. E infatti dopo la Toscana avrebbe aperto la strada ai Supertuscan. Per celebrare questo mezzo secolo di un vino unico i Bossi Fedrigotti hanno voluto una festa che è stata prima di tutto una sorta di pellegrinaggio sui luoghi del Fojaneghe e successivamente una degustazione verticale di questo vino intenso, elegante, setoso. Impressionante constatare come dopo cinquant’anni la vendemmia ’61 abbia ancora freschezza, abbia conservato quell’eleganza che ha reso questo vino
famoso nel mondo. Ma oggi il Fojaneghe si è rinnovato. Dal 2006 infatti i Bossi Fedrigotti
collaborano con l’Agricola Masi, la “casa” dell’Amarone. E Sandro Boscaini che ha suggerito di territorializzare il Fojaneghe con un aggiunta di Teroldego nell’uvaggio è stato con i Bossi Fedrigotti il vignaiolo di questo anniversario quando sono state messe a dimora 50 barbatelle per ognuno dei vitigni che danno vita al Fojaneghe. A dire che la storia continua. Con un orizzonte
“glocal”: perché il Teroldego è la firma di territorio, il Cabernet e il Merlot sono la proiezione verso il mondo. E del resto anche Boscaini è un produttore glocal: ha portato la tecnica dell’appassimento, fondamentale per l’Amarone, nel mondo sperimentandola su una quantità di vitigni. Ottenendo
sempre il medesimo risultato: l’eccellenza.


Un rosso inimitabile.

Il Fojaneghe nasce da vigneti di sasso tra Mori e Isera. Uvaggio di Cabernet, Merlot e Teroldego ha corpo morbido, tannino dolce, intensità di frutto rosso e sottobosco (€ 18).

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