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Libero

Il nettare di Bacco ha sconfitto la crisi ... Fatturato ed export in crescita: sette cantine su dieci chiuderanno l’anno con un buon miglioramento... Si parte per Bordeaux, preceduti da squilli di tromba di classifiche che non significano niente. C’è Vinexpo, la fiera del vino francese, e noi italiani ci siamo inorgogliti perché abbiamo battuto la Francia per quantità di vino prodotto: 49 milioni di ettolitri a 46. Siamo i primi al mondo! Verrebbe da dire e chissenefrega. Siamo anche i primi come volume esportato, ma i francesi ci battono e di gran lunga per incassi. Come dire che loro vendono meno, ma vendono molto meglio. Il fatto si è che l’Italia in cantina vive come un Giano bifronte. Ha un sacco di problemi, ma è anche uno degli esempi più virtuosi dell’Italia che va. Ragionamento che riguarda tutta l’agricoltura. Chi si occupa un po’ di cose economiche avrà notato, ad esempio, che nel mercato dell’auto stiamo messi maluccio, eppure si continuano a suonare peana e a versare oceani d’inchiostro su quel comparto. La “povera” agricoltura italiana, invece, ha tenuto botta: aumentato l’occupazione, certo ridotto i margini di guadagno, ma non ha perso mercato. Anzi lo ha guadagnato. Non in casa dove i consumi sono al lumicino, ma fuori dai confini. Il ministro Saverio Romano, al tavolo del governo dove siede oramai da tre mesi, queste semplici constatazioni dovrebbe farle valere per chiedere un piano di sostegno e valorizzazione dell’agricoltura. Perché quello che sanno fare (benissimo) le cantine italiane, lo sanno fare i caseifici, i pastifici, gli ortifrutticoltori, gli olivicoltori, i florovivaisti e via elencando. E nonostante l’Europa, così indulgente con la Germania e la Francia ammalate di escherichia coli tanto da non chiedere neppure spiegazioni del perché la gente muore come mosche, a noi dia sempre in testa. Per buona sorte non tutti coloro i quali si occupano di economia snobbano la terra (dalla quale, sia detto per inciso, vista la crisi del modello economico potrebbe forse venire un’idea di nuovo assetto produttivo) e infatti il Monte dei Paschi di Siena - che ha alle spalle seicento anni di sostegno al mondo agricolo - insiste a fornire know how, studi, statistiche e finanziamenti a chi suda i campi. Nell’ultimo studio dedicato al vino - che Libero Gusto è in grado di anticipare - la banca senese spiega che per le nostre cantine il futuro è buono. Intanto hanno saputo tener testa alla crisi e per quest’anno oltre il 70 per cento dei produttori si aspettano fatturati in crescita nonostante - e siamo alle solite - la caduta verticale del mercato interno. Dallo studio del Montepaschi emerge che la quasi totalità degli operatori vede export in crescita non solo nei tre mercati che da soli assorbono il 60 per cento del nostro vino (parliamo di Germania, Usa e Inghilterra) ma soprattutto da Russia e Cina e questo nonostante vi sia una contrazione di consumi a livello mondiale. Ma per dir del ben ch’io vi trovai tra queste cantine, giova affermare che anche nell’hannus orribilis, il 2009, le cantine pur contraendo il fatturato hanno conservato un buon margine operativo superiore al 5 per cento. Nessun settore produttivo ha saputo fare meglio e anche dal punto di vista dell’indebitamento i vignaioli sono quelli che danno meno grattacapi al credito. Peraltro l’Italia nel settore vino continua ad incrementare i volumi di vendita all’estero (oltre 20 milioni di ettolitri) e pure i fatturati: sfondato nel 2010 il muro dei 4 miliardi di euro. Le ombre? Ci sono: continuiamo a estirpare vigneti (la superficie vitata è passata sotto gli 800mila ettari) e compriamo troppo vino sfuso dalla Spagna. E questo perché ormai la nostra produzione è concentrata per oltre un terzo sui vini a denominazione, per un terzo sui vini Igt e solo per un 30 per cento sui vini comuni. Il che significa che facciamo solo qualità. Detto tutto questo se ne conclude che il comparto è in buona salute e infatti Mps che ha elaborato - proprio come si fa con la Borsa - un suo superindice, l’Mps Wine Index, che misura la competitività del sistema, sostiene che è previsto un recupero dei prezzi dei vini italiani a denominazione più venduti di circa il 7 per cento fino ad agosto 2011 e del 9 per cento medio, sotto l’ipotesi di una prosecuzione del recupero dell’economia mondiale con una crescita 4,4 per cento rispetto al 4,8 atteso per il 2010 e di un cambio euro-dollaro a 1,35 per il 2011. Come dire in cantina c’è un’Italia che va. E questo è il vero primato.

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