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Libero

Paradiso Sagrantino … Nei quattro giorni di “Enologica”, Montefalco s’interroga sul futuro. Per progettare un domani fondato ancora sull’eccellenza del vino … In un giro d’orizzonte si dischiude dai bastioni di quello che fu l’Ospedale e che oggi è un centro culturale tra i più attivi della regione, tutta la Culta Valle. La magnificenza di Assisi, la bomboniera petrosa di Spello, il virgiliano Campello sul Clitunno, l’aulente d’olivi Trevi e oltre Foligno l’arcigna e la centripeta e, sfumata all’orizzonte, Perugia eterna d’etrusche origini. Intorno c’è un bello diffuso di paesaggio che si traduce nello splendore di Bevagna, nel nitore di Castel Ritaldi e poi di Massa Martana e di Giano che s’inseguono a traguardare le mura albornoziane di Spoleto. È il fulcro dell’Umbia e dell’umbritudine: carattere chiuso, guerresco, incline al pessimismo o all’euforia domestica vigneto, un tempo anche pascolo, ma troppe sono le incidenze di zone artigianali buttate un po’ a casaccio sul tappeto verde dei campi. Sono queste città murate come ostriche d’ammattonato. Le perle? Giotto, Cimabue, il Pinturicchio, il Perugino. Ma Montefalco tutte le osserva e tutte le contiene ed è come un epicentro del paradigma umbro. Di quell’Umbria che è orgoglio e inconsapevolezza, scaltrezza e ingenuità, molto passato (nel senso della Storia) incombente presente, futuro sfumato come le nebbie ciprine che talvolta dai filari di vigna svaporano a pennellare d’onirico il paesaggio. Si torna a Montefalco per Enologica (15-18 settembre) che celebra la trentaduesima edizione e segna stavolta un crinale. Il sindaco, avvocato Donatela Tesei, ha avvertito che non bastavano più le degustazioni e i rituali consueti delle celebrazioni del vino, serviva interrogarsi e sul serio su come tornare ad essere grandi. Per lasciarsi alle spalle un passato che è stato insieme gloria e dannazione, per raccogliere la sfida del presente, immaginando il futuro. Fanno dieci anni da quando la Fondazione Agnelli decretò con ponderoso studio che Montefalco in forza del Sagrantino era uno dei territori da vino di maggiore appeal mondiale. Ma Montefalco ha rischiato di soccombere per eccesso di successo: produzioni quasi decuplicate, prezzi dei vigneti impazziti, disparità qualitative enormi, poi dumping di alcuni produttori. E dunque crollo di quotazioni del vino, rischio di irriconoscibilità del Sagrantino e di saturazione del mercato e per conseguenza si temeva appannamento definitivo d’immagine e del brand territoriale. Così si è ripreso il filo di una vocazione alla qualità e lo si vede con Enologica che diventa - complice Marco Caprai il produttore leader di questo territorio colui il quale ha fatto del Sagrantino, domestico vino delle feste, un must internazionale - di nuovo occasione di unione del bello (basta occhiare gli affreschi del ciclo della vita di San Francesco pittati da Benozzo Gozzoli, o la natività del Perugino o semplicemente le architetture di Montefalco) del buono (il Sagrantino ha ripreso nerbo qualitativo) e del pensiero. Con Enologica - che certo non rinuncia alle degustazioni, ai tour enogastronomici ma ci affianca di nuovo ottima musica e arte - si pongono le basi per riflettere su un nuovo modello di sviluppo basato sulla centralità della ruralità, fondato sull’eccellenza di prodotto (il Sagrantino) ma che ha per perimetro un sistema territoriale coeso. Confida Marco Caprai: “Stiamo cercando attraverso contatti internazionali di rimettere Montefalco al centro dell’attenzione”. Così qui si vedranno Mondavi e i ministri, qui si proietta la prima di “El Camino del Vino” che è un film paradigma interpretato da Charlie Arturaola che niente altro fa se non recitarsi qual è: una star della comunicazione del vino. C’è dunque la voglia di scommettere di nuovo su se stessi in una prospettiva glocal: forti nelle proprie radici, aperti al mondo. Forti di un vino unico che ha mille sfumature dal frutto rosso al sottobosco, che ha nell’autoctonia e nella radice sacra la lirica e l’universalità del Cantico delle creature, forti di un territorio unico che ha mille suggestioni. Perciò Montefalco può essere il paradigma di un nuovo sviluppo. Con Enologica prova a viversi in questa prospettiva: mettere insieme campi, cultura, turismo, e saper fare magari sfrattando la troppa paccottiglia che le si è stratificata attorno, recuperando la propria autenticità, esaltando, col Sagrantino, la propria identità. Consapevole che si può ripartire dalla natura, dall’agricultura per guardare al mondo e dal mondo farsi scegliere. In fin dei conti questo fu il Rinascimento. E qui a Montefalco ora è stagione di Rinascimento. Del Sagrantino.

Caprai 25 anni La massima espressione del Sagrantino. All’olfatto regala prugne, sottobosco, tabacco, al palato è pieno e caldo, tannico ma armonico. Grande vino ( € 50).

Adanti Il Domenico Frutti di bosco e venature speziate per questo Sagrantino tradizionalissimo. Al palato è potentemente tannico, con una buona freschezza. Di buon equilibrio (€ 30)

Antonelli Chiusa di Pannone Sagrantino d’impostazione più modera che cerca morbidezza ma è potente e tannico. All’olfatto offre frutti neri e lieve spezia con evidente sensazione alcolica (€ 35).

Antano Colleallodole Ha potenza alcolica e di tannini al palato non disgiunta da una certa morbidezza. All’olfatto ha eteree sensazioni di sottobosco e di frutta rossa matura (€ 50)

Scacciadiavoli Sagrantino La più antica cantina di Montefalco ha fatto balzi qualitativi imponenti. Il suo Sagrantino è corredato di frutta rossa, alcol equilibrato e tannino evidente (€ 30).

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