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Libero

C’è meno vino. L’Italia impari a vendere meglio … Da Angelo Gaja, uno dei massimi artigiani italiani del vino, riceviamo e volentieri pubblichiamo... La vendemmia 2011 verrà ricordata come la più scarsa che il nostro paese abbia mai prodotto (il servizio di repressione frodi dovrà stare ancor più con le orecchie dritte). La previsione era facile già a fine agosto, dopo venti giorni di caldo africano che aveva asciugato le uve. Dopo appena due anni le misure Ocm Vino introdotte da Bruxelles hanno contribuito a equilibrare il mercato, congiuntamente ai crescenti volumi di export del vino italiano: in molte cantine le scorte sono tornate normali se non scarse. Prende così avvio uno scenario nuovo: non ci esce più il vino dalle orecchie, per diverse tipologie comincia a mancare e di conseguenza saliranno (finalmente!) i prezzi delle uve e quelli del vino all’ingrosso. Per anni il nostro problema erano le eccedenze: parte venivano avviate all’abusata distillazione obbligatoria e parte contribuivano a comprimere i prezzi delle uve e del vino all’ingrosso. In presenza di un mercato perennemente eccedentario l’imperativo era vendere, a qualsiasi prezzo, e così siamo diventati il primo paese esportatore. A soffrire furono sempre i viticoltori, molti costretti a cedere le uve sottocosto, e quei produttori che in prossimità della nuova vendemmia erano costretti a svuotare la cantina. Ora l’Italia del vino deve accelerare un ciclo già in atto. Ci sono produttori che vendono all’estero nella fascia più ghiotta: dai tre agli undici euro a bottiglia partenza cantina. Occorre che il loro numero cresca in fretta, che le cantine che già operano all’estero imparino a vendere con valore aggiunto più elevato, costruendo una domanda più qualificata, dotandosi di strategie e strumenti più adeguati ad aggredire le fasce di prezzo più remunerative. L’Italia del vino ha tutte le possibilità di farcela: il fascino dei territori, le varietà autoctone, la storia e la tradizione, ma soprattutto ha un patrimonio umano straordinario e un numero così elevato di viticoltori e di produttori che nessun altro paese al mondo ha. Una ricchezza che va valorizzata ed è in grado di produrre rapidamente risultati migliori.

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