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Nel vigneto Italia la vendemmia fa i conti col clima ... Il vigneto Italia alle prese col caldo prolungato Calano le quantità e si attenua l’ottimismo per un raccolto che prometteva altissima qualità … In principio il pronostico era di una vendemmia grandissima, forse da annali. Certo, il caldo inaspettato di inizio primavera aveva accelerato la fisiologia della vite, ma la prevalenza di un clima fresco e piovoso nei momenti strategici come quello della fioritura, insieme ad un’estate altrettanto fresca e dalle forti escursioni termiche, avevano determinato premesse ideali per il “Vigneto Italia”, che poteva attendersi dalla vendemmia 2011 una materia prima eccezionale. Poi, grossomodo a ferragosto, le condizioni climatiche sono radicalmente cambiate e una sorta di “vampa” ha avvolto i vigneti del Belpaese. “Penso sia una buona annata, anche se le vigne più giovani hanno un po’ sofferto il caldo - spiega Luigi Mojo, ordinario di enologia all’Università Federico II di Napoli - l’anticipo, che pure c’è stato, la fa somigliare alla 2007”. Abbiamo sostenuto “una vendemmia molto anticipata, il che non è mai un buon segno - racconta Carlo Ferrini, enologo toscano e consulente di marchi famosi (da Ricasoli nel Chianti Classico a Tasca d’Almerita in Sicilia, dal trentino San Leonardo a Casanova di Neri a Montalcino) - si tratta di un bel bambino nato però di sette mesi”. Il problema fondamentale è stato quello di monitorare l’evoluzione dei composti delle uve, che il caldo faceva mutare anche nello spazio di un giorno, perché quest’anno “hanno subito una concentrazione artificiale”, afferma Leonardo Valenti, cattedra di viticoltura all’università di Milano. Gli fa eco il flying wine maker Roberto Cipresso: “il forte calore ha letteralmente asciugato le uve. Non tutte le varietà e non come nel 2003, ma certo non possiamo parlare di una grande annata”. Per Enrico Viglierchio, dg Castello Banfi, nel terroir di Montalcino, si tratta di “una vendemmia complessa, articolata, condizionata dal clima e dai risultati qualitativi in alcuni casi buoni e in altri meno buoni. Una vendemmia dove è stata fondamentale la selezione dei grappoli, il che ha portato ad un calo quantitativo almeno del 15%”. Benché il sogno dell’annata del secolo resti per quest’anno infranto, la 2011 non sarà una vendemmia da buttare, anzi. “I riscontri analitici sono molto confortanti - per Gianni Venica, alla guida dell’azienda friulana di famiglia - e mi aspetto dei vini molto interessanti”. Ottimista anche Umberto Pichler, direttore della trentina Mezzacorona, che parla di una “vendemmia molto buona, iniziata subito dopo ferragosto ma decisamente positiva con risultati eccellenti”. “La violenta accelerazione del ciclo vegetativo delle piante ci ha fatto pensare alla vendemmia 2003 - spiega Mattia Vezzola, enologo e dg della franciacortina Bellavista - ma la vendemmia 2011 è molto diversa e decisamente interessante”. Un giudizio condiviso da Stefano Ferrante, direttore della Zonin, che sottolinea come la qualità sia molto buona. Una vendemmia che, di sicuro, “sarà scarsa quantitativamente - spiegano i giovani enologi Tamburrini, Mecca e Falsini, con consulenze in tanti territori d’Italia - e chi riuscirà a tenere la contrazione sotto il 10% sarà un’eccezione”. Anche per Marco Caprai, leader del Sagrantino di Montefalco, “il dato certo è il decremento quantitativo anche nell’ordine del 30-40%”. E dalla Sicilia, anche Alessio Planeta, responsabile della produzione della griffe di famiglia, registra un “calo quantitativo del 15%. E lo shock termico agostano ha inciso sulle quantità delle uve, concentrandole in modo davvero inusuale”. “E’ stata una vendemmia difficile quella del 2011 - spiega Renzo Cotarella, direttore della Antinori - più “saporita” che “potente”e più vicina ai “desiderata” delle ultime tendenze di mercato”. La pensa così anche Ernesto Abbona, alla guida della storica Marchesi di Barolo: “una vendemmia complessa, ma abbiamo grandi aspettative, mediate da un po’ di saggia prudenza. Le quantità sono inferiori, risultato della grande concentrazione dei frutti”. Una vendemmia poco adatta al “fai da te”e dove, alla fine, il sapere umano sarà fondamentale sia in un’attività tutta dentro il rapporto uomo-natura, come vuole la filosofia dei Vignaioli Indipendenti (Fivi), sia per chi ricorrerà ai mezzi più efficaci offerti dalla tecnologia, che tanti passi hanno fatto verso la qualità negli ultimi anni, come quelli della Pellenc &Volentieri, leader mondiale nella meccanica viticola.

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